Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



Ritorno a Krishna

La rivista del movimento Hare Krishna

volume 9 n. 4

luglio-agosto 1997

Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.















Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

Fondatore Acarya
dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna,

Srila Prabhupada è arrivato dall'India in Occidente nel 1965, all'età di sessantanove anni, per concretizzare la richiesta del suo maestro spirituale: insegnare la Coscienza di Krsna.
In dodici anni ha pubblicato più di sessanta volumi di traduzione e commenti degli antichi testi vedici, ora distribuiti in tutto il mondo in circa quattrocento milioni di copie.
Viaggiando in Europa, America, Asia, Australia e Africa, Srila Prabhupada ha aperto in tutto il mondo asrama, scuole, templi, centri culturali e comunità agricole.
Ha lasciato questo mondo nel 1977 a Vrndavana, in India, il luogo più caro a Krsna.
I suoi discepoli continuano il Movimento a cui egli ha dato vita.











La Rivista del Movimento Hare Krishna

RITORNO
A KRISHNA

FONDATA NEL 1944

FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE:
A. D'Ambrosio  Ali Krsna devi dasi

REDAZIONE:
Nikunja Vasini devi dasi, Pancaratra dasa, Rasika devi dasi, Virabhadra disa, Bhaktin Annalisa.

AMMINISTRAZIONE:
Nimai Pandita dasa

ABBONAMENTI:
Dananistha devi dasi

Per informazioni sugli abbonamenti contattare la B.B.T. Italia - Ufficio Abbonamenti  Strada Bonazza, 12  50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI)  Tel. (055)8076414 - Fax (055)8076630.

PRONUNCIA: La traslitterazione dei termini in sanscrito di questa rivista è stata eseguita secondo il metodo adottato internazionalmente: a si pronuncia a chiusa; â si pronuncia a lunga e aperta; î si pronuncia i lunga; û si pronuncia u lunga; c è sempre dolce; j si pronuncia g dolce; r si pronuncia ri; s si pronuncia sc come in scena; altrettanto s ma più sibilante; h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (sh è sc dolce); Caitanya si pronuncia "Ciaitanya".

NOMI SPIRITUALI: I membri dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito da suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.

© Bhaktivedanta Book Trust  Tutti i diritti riservati

RITORNO A KRISHNA  Pubblicazione registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89

Vol. 9 N. 4 - luglio-agosto 1997

Fotolito: Fotolitografie Fiorentine, Dicomano, FI

Stampa: Zincografica Fiorentina, Pontassieve, FI.


Sped. abb. art. 2 legge 549/95 comma 27. Fil. Firenze










L'ANIMA DELL'UNIVERSO
Una lezione di Srila Prabhupada

PASUPATI, IL SIGNORE DEGLI ANIMALI

SRIMAD BHAGAVATAM
In esclusiva la pubblicazione dell'Undicesimo Canto

SRILA PRABHUPADA LILAMRTA
La biografia di Prabhupada

MAESTRI IN CUCINA
Le Bevande

I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Scienza, Dogmi e Progresso

MOMENTI DI ETERNITA'
Il tempo nella creazione di Dio, Krsna

IL MAHABHARATA
Continua il grande racconto epico

CALENDARIO VAISNAVA
Ricorrenze, Festività e Celebrazioni della tradizione vaisnava, così come concepite in accordo al calendario vedico















L'ANIMA DELL'UNIVERSO

Come comprendere l'universo quale corpo esterno di Dio

Una conferenza tenuta a Los Angeles il 5 ottobre 1972
da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
FondatoreAcarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna

"Il concetto della forma universale del Signore, così come appare in questo mondo, è immaginario; esso ha solo lo scopo di permettere agli spiritualisti neofiti, o d'intelligenza inferiore, di abituarsi all'idea che il Signore possiede una forma. Ma, in realtà, il Signore non ha forma materiale".
(Srimad Bhagavatam, 1.3.30)

Questo è un verso molto importante.
Quando diciamo "senza forma" intendiamo dire che Dio o gli esseri viventi  tutti noi  non hanno una forma materiale. La nostra forma attuale, il nostro corpo, è temporanea e dopo la morte non esisterà più. Non appena questa forma finisce, dovremo prendere un'altra forma, e quella forma potrà non essere esattamente come questa.
A differenza di noi, Krsna ha una forma spirituale, non materiale. Perciò la Sua forma è eterna. Poiché le nostre forme cambiano, noi non ricordiamo le nostre vite passate, ma Krsna le ricorda perché la Sua forma non cambia.
La conferma di questa affermazione appare negli insegnamenti di Krsna nella Bhagavad-gita. Arjuna chiese a Krsna: "Come posso credere che Tu parlasti di questa filosofia della Bhagavad-gita al dio del sole 5000 anni fa?" Krsna rispose: "Anche tu eri presente allora perché tu sei il Mio compagno costante, ma tu l'hai dimenticato, mentre Io lo ricordo."
Fintanto che la nostra forma rimane la stessa non dimentichiamo, ma quando la nostra forma cambia, dimentichiamo. Lo sperimentiamo ogni notte. La mia forma giace sul letto, ma sogno in una forma diversa: volo in cielo dimenticandomi che la mia vera forma è sdraiata sul letto. Dimentico di essere americano o di essere il figlio del Sig. Tal dei Tali. Dimentichiamo ogni cosa. Non appena la forma è dimenticata, ogni cosa è dimenticata.
Gli impersonalisti sono molto orgogliosi della forma universale. Ma cos'è la forma universale? E' un'espansione esterna della forma suprema, Krsna. Noi esseri viventi siamo forme spirituali minuscole. Materialmente non possiamo comprenderlo, perché non possiamo vedere la forma spirituale con i nostri occhi materiali. Possiamo però ottenere delle informazioni dagli sastra, i testi sacri. Gli sastra affermano che la dimensione dell'essere vivente è la decimillesima parte della punta di un capello. Immaginate un capello e dividetelo in diecimila parti. Una di queste parti è la dimensione dell'essere vivente.
"Quando si divide in cento parti la punta di un capello e poi di nuovo ciascuna di queste parti in cento parti, ognuna delle parti risultante da quest'ultima divisione corrisponde alla dimensione dell'anima spirituale" (Svetasvatara Upanisad, 5.9). Questa è la dimensione dell'essere vivente.
Questa particella atomica di energia spirituale trova rifugio per un controllo superiore. Quando una persona muore, l'anima spirituale viene trascinata davanti alla corte di Yamaraja, il signore della morte, per essere giudicata, e sulla base delle azioni passate, le viene assegnato un nuovo corpo per una vita futura.
Come? Lo Srimad Bhagavatam afferma karmana daivanetrena: "per un progetto superiore". Quando si è impegnati in un lavoro, viene tenuta una registrazione del lavoro svolto e sarà espresso un giudizio su molti particolari che lo riguardano. Alla fine di un certo periodo di tempo, il resoconto sarà esaminato e verrà assegnata una promozione. In modo analogo, tutte le nostre attività sono registrate e dopo la morte saremo portati alla corte di Yamaraja per il giorno del giudizio. Essendo un'autorità superiore, Yamaraja deciderà la forma corporea che prenderemo.
Non potrai chiedere: "Dammi il corpo di un re." Anche se sei americano, non potrai ordinare: "Dammi un nuovo corpo americano, quello del figlio di Rockfeller." No. Ciò che hai fatto sarà giudicato e prenderai il tuo corpo successivo sulla base del tuo comportamento.
Naturalmente le tue opportunità attuali sono dovute alle attività pie compiute in passato. Prendere nascita in una famiglia o in una nazione ricca, per esempio, significa che si sono compiute attività pie. Janmaisvaryasrutasribhih. Janma (nascita), aisvarya (ricchezze), sruta (istruzione) e sri (bellezza) sono ottenute sulla base delle attività passate. Non tutti possono diventare colti. Non esiste tale possibilità.



Niente avviene per caso.

Come stavamo dicendo questa mattina, niente avviene per caso. Tutto ciò che accade ha qualche causa. Non è per caso che si diventa molto ricchi. No, bisogna lavorare.
Non è per caso che si diventa molto istruiti. Queste cose non avvengono per caso. Quindi, se il caso non esiste, si deve dedurre che deve esistere e anche un giudizio. Altrimenti perché una persona nasce ricca mentre un'altra, pur lavorando sodo, deve dormire per strada?
Per assegnazione superiore la piccola particella spirituale, l'essere vivente, viene trasferita nel seme di un particolare padre. Quindi l'essere vivente è iniettato nel ventre della madre e qui la combinazione delle secrezioni dell'uomo e della donna permette all'essere vivente di sviluppare un corpo. Questa è scienza. Se si usano contraccettivi, allora l'emulsione ne risulterà contaminata e il povero essere vivente non avrà la possibilità di trovare rifugio. L'essere vivente non è ucciso ma vengono create circostanze sfavorevoli che gli impediranno di restare. Dovrà quindi trasferirsi in un altro corpo.
Dopo il concepimento il corpo si sviluppa. Lo possiamo vedere. Non si sviluppa tutto in una volta, il giorno stesso dell'inizio della gravidanza. No. Dapprima è come un pisello, poi gradualmente si sviluppa. Anche dopo la nascita il bambino si sviluppa. Anzi, questo non può essere considerato proprio sviluppo, ma trasmigrazione da un corpo ad un altro. In una pellicola cinematografica per esempio, sono contenute molte immagini e quando queste vengono fatte passare molto velocemente, vediamo l'azione. Analogamente, il processo del nostro cambiamento di corpo è così veloce che non riusciamo a percepirlo. Pensiamo che il corpo stia crescendo, ma il corpo non cresce, in realtà prendiamo corpi diversi.



Il corpo esterno di Krsna

Ciò che vogliamo puntualizzare è che la piccola scintilla spirituale sviluppa il corpo. Similmente, il corpo gigantesco della forma universale è lo sviluppo del corpo esterno di Krsna. Come le nostre funzioni corporee funzionano bene grazie alla presenza dell'anima spirituale, nello stesso modo tutte le attività materiali dell'universo funzionano bene grazie alla presenza del Signore Supremo. Gli scienziati mascalzoni non possono comprendere che le nostre funzioni corporee procedono bene fintanto che l'anima spirituale è presente, ma qualsiasi persona dotata di buon senso lo può comprendere. Nello stesso modo la gigantesca manifestazione del mondo materiale prosegue bene solo perché Krsna è presente. E' spiegato nella Bhagavad-gita dove Arjuna chiede: "Krsna, per favore, spiegami come agiscono le Tue energie." Krsna Lo spiega nel decimo capitolo. Poi afferma: "Arjuna, continuerò a spiegarti come le Mie energie funzionano, ma tu puoi condensare questo argomento affermando che Io  in una delle Mie porzioni plenarie  entro nel mondo materiale, ed è per questa ragione che tutto prosegue così bene." (Bg. 10.42) Come il nostro corpo materiale non è la nostra vera forma, così anche la forma universale di Krsna non è la vera forma di Krsna. Il nostro corpo è considerato un abito. Un abito viene fatto quando c'è una forma reale. Poiché hai le braccia, la tua giacca ha le braccia. Ma tu non sei la giacca. Così, poiché siamo forme spirituali, si formano le mani, le gambe, la testa e così via. Siamo "ricoperti" di materia.



Il Grande e il Piccolo

Qui viene spiegato che la gente è molto orgogliosa della forma universale. Non riesce a immaginare che una persona  e Krsna è una persona - possa agire in modo così meraviglioso. Tutti pensano che Krsna Sia molto piccolo, come lo siamo noi. Non capiscono che noi siamo simili a un fuocherello e Krsna è simile a un grande fuoco. Una scintilla può bruciare solo una piccola parte del tuo abito ma un grande fuoco può bruciare molto di più. Nello stesso modo, sebbene noi siamo per qualità uguali a Dio, Lui è grande e noi siamo piccoli.
Abbiamo le stesse qualità di Dio ma in quantità molto piccole. Possiamo giocare in modo meraviglioso inventando grandi macchine, come la capsula spaziale per andare sulla luna, oppure possiamo far fluttuare qualcosa nello spazio. Questo significa però imitare Dio. Dio fa fluttuare nello spazio pianeti giganteschi come il sole e la luna, ma tu non puoi farlo. Puoi far fluttuare solo un piccolo sputnik. Tu hai potere creativo e Dio ha potere creativo, ma il potere creativo di Dio non può essere paragonato al tuo potere creativo. Tu non puoi diventare Dio. Potrai imitare o fare qualcosa di molto piccolo, come fanno i bambini che giocano con i giocattoli. Potrai giocare coi tuoi giocattolini e farti passare per un grande scienziato. Ecco tutto. Ma non sei niente. Questo punto deve essere chiaramente realizzato.
Questa realizzazione è chiamata bhaktiyoga. I mascalzoni si vantano di essere Dio. Sciocchi! Come potete essere Dio? Potrete disporre di una minima parte di una qualità di Dio, ma non potete pretendere di essere Dio. Una piccola particella di oro è oro, ma non può essere paragonata a una miniera d'oro.
La gente apprezza molto la gigantesca forma universale. Pensa: "Perché devo adorare Krsna? Adoro piuttosto la gigantesca forma universale." Ma questa forma gigantesca è un prodotto dell'energia di Krsna. Loro non lo sanno. Qui è affermato maya-gunair viracitam: la forma universale è creata dall'energia materiale di Krsna. L'energia materiale, come l'energia spirituale, proviene dal corpo di Krsna.
Tutto ciò che vediamo è costituito dalle diverse energie di Krsna. Nel Visnu Purana è detto: La vasta forma universale che vediamo non è altro che parasya brahmanah saktih, la manifestazione dell'energia della Persona Suprema. Come? Viene dato l'esempio: proprio come il fuoco. Prendiamo l'esempio del sole, il fuoco più grande dell'universo. Il sole è situato in un luogo, ma la luce del sole si diffonde ovunque. La luce del sole potrà coprire l'intero universo ma questo non è molto importante. E' il globo solare che è importante. Similmente Krsna gioca con le gopi, le pastorelle, nella Sua dimora spirituale, Goloka Vrndavana e il Suo splendore crea l'intero universo. Anche se Krsna sta svolgendo i Suoi passatempi laggiù non significa che sia assente altrove. No. Krsna è a Goloka Vrndavana ma è presente ovunque. Questo è Krsna. Se io sono seduto qui, non potrò essere nel mio appartamento. Questa è la mia posizione. Ma Krsna, sebbene sia sempre a Goloka Vrndavana, è anche presente altrove. Come? Egli è presente in ogni universo e in ogni atomo. Questo è Krsna. Non puoi pensare che se sta recitando la parte di un pastorello o di un amico delle gopi, Krsna sia una persona comune.
I mascalzoni imitano Krsna. Affermano: "Krsna Si è divertito con le gopi? Raccolgo un po' di ragazze e mi diverto anch'io." Ma questi furfanti non possono farlo. Possono solo imitare divertendosi in mezzo a un gruppo di ragazze. Ecco la differenza. Grazie molte.















Nell'antica foresta di Mrgasthali, nella valle di Katmandu, sulle rive
del sacro fiume Bagmati, nato dal riso di Siva, si trova uno dei templi
più visitati della cultura indù. Il tetto dorato del tempio si staglia luminoso sul
paesaggio della foresta. Migliaia di devoti ogni giorno varcano la sua
soglia carichi di doni e di offerte. E' il bellissimo tempio di Pasupatinath,
il Signore degli animali.



Pasupati
Il Signore degli animali

di Rasika devi dasi

(Nella pagina a fianco), una panoramica dall'alto del tempio di Pasupatinath all'alba.

(Sopra), il linga simbolo che rappresenta Siva, è adorato in numerosi templi di tutta l'India ma in questo luogo esso ha una forma del tutto speciale.

(A destra), il portale del tempio di Pasupatinath, che viene protetto da Nandi, il grande toro cavalcato da Siva.

(Nella foto grande), un gruppo di asceti che si bagnano, nelle prime ore del mattino, nel sacro Bagmati.

(A sinistra in basso), vista laterale del tempio.

(Sotto), un momento del rituale caratteristico di questa zona. Nel culto vengono usati come offerta votiva fiori, latte ed altre sostanze.



Il Nepal, narra il Nepalamahatmya, era anticamente una rigogliosa foresta conosciuta col nome di Slesmantaka ricca di alberi sala, tala, tamala e di frutti come datteri, limoni e arance. La foresta era impreziosita da cascate cristalline e dal canto melodioso degli uccelli. Dopo aver ammirato Slesmantaka, ricca di ogni genere di fiori, che si stendeva lungo le rive del fiume Bagmati, Sankara, Siva, decise di lasciare, insieme alla sua compagna Parvati, la residenza sul monte Kailasa per recarsi in quell'incantevole foresta. Sfuggendo alla vista delle sue stesse truppe, i gana, Siva assunse la forma di un cervo e cominciò ad aggirarsi felicemente per quei boschetti insieme a Parvati che aveva preso invece le sembianze di una cerbiatta.
Quando Siva era entrato nella foresta Slesmantaka si era sottratto anche alla vista dei Deva (esseri celesti) che, non trovandolo in alcun luogo, si sentirono sopraffare dall'ansia. Capeggiati da Brahma e accompagnati da Narada e dagli altri Muni (saggi), i Deva cominciarono a cercarlo per tutti i tre mondi; lo cercarono in ogni città e in ogni villaggio, in tutte le foreste, nei fiumi, in tutti i giardini e sulle montagne senza riuscire a rintracciarlo in alcun luogo. Continuando il loro viaggio, stanchi e affaticati, si diressero verso l'Himalaya con la mente fissa su Sankara. In seno all'Himalaya, nell'incantevole foresta Slesmantaka, videro con sorpresa Siva nelle sembianze di un cervo con un solo corno e con tre occhi in compagnia di Parvati nella forma di una cerbiatta. Felici di averlo trovato, i Deva a mani giunte gli offrirono preghiere meravigliose al fine di ricondurre Siva alla sua dimora. Quando Siva manifestò l'intenzione di conservare il suo corpo di cervo, Visnu, Brahma e Indra si riunirono per cercare una soluzione. Pensarono così di riportare Siva sotto controllo prendendo il cervo per il corno ma non appena i Deva ebbero afferrato il corno di Siva, egli, nella sua forma di cervo, saltò rompendo il corno in quattro parti.
Vedendo vanificati i loro sforzi, i Deva, capeggiati da Visnu e da Brahma, implorarono a mani giunte Siva con queste parole: "Per favore, o Signore, torna con noi nella tua residenza sul monte Kailasa. Senza di te il mondo, con tutte le sue creature mobili e immobili, appare vuoto!" Dopo aver ascoltato la loro supplica Siva rispose:
"Io non lascerò questo luogo, e poiché risiederò qui nella foresta Slesmantaka nella forma di un animale, sarò conosciuto nel mondo col nome di Pasupati, il Signore degli animali. O Dei, coloro che dalla cima della montagna Mrgendrasikhara guarderanno il fiume Bagmati, nato dal mio riso, possederanno tutte le virtù. Coloro che dopo essersi recati sulla montagna Mrgendrasikhara e aver bevuto l'acqua sacra del fiume Bagmati verranno a visitarmi, non prenderanno mai, dopo la morte, un corpo animale. Colui che, dopo essersi bagnato nel Pasukunda ed essersi recato a piedi a Mrgasthali (la foresta in cui si trova l'attuale tempio di Pasupatinath), mi adora, sarà liberato da tutti i peccati. Chiunque compia pradaksina (circumambulazione) di Mrgasthali durante il quattordicesimo giorno della luna calante del mese di Kartika (OttobreNovembre) raggiungerà il paradiso. Lasciate che le parti spezzate del mio corno vengano poste nella forma di linga nei luoghi che desidero."
Udendo le parole di Siva, la sua sposa Parvati lo avvicinò con queste parole: "O Signore, io desidero rimanere con te sulle rive del fiume Bagmati."
Sri Siva rispose: "Parvati, ora ti rivelerò il più grande dei segreti. Nella vita precedente eri la figlia di Daksa e il tuo nome era Sati. A causa degli insulti di tuo padre ti sei immolata nel fuoco dello yoga sprigionato dalla tua mente. E io, sopraffatto dal dolore per la tua morte, ho vagato per tutto l'universo con il tuo corpo tra le braccia. Vedendomi così afflitto, Visnu, mosso a compassione, fece a pezzi il tuo corpo con il suo Sudarsana cakra. Una parte del tuo corpo (guhya) cadde sulle rive del fiume Bagmati, nella parte nord di Mrgasthali, che è diventato in seguito un importante santuario (Guhyesvari). Poiché tu desideri rimanere qui per amore verso di me (vatsalya) porterai il nome di Vatsala. O volto incantevole, risiedi pure in questo luogo con il mio permesso, sul lato che da me volge a SudEst. O Vatsala, coloro che dopo essersi bagnati nel fiume Bagmati, verranno a visitare sia te che me raggiungeranno Kailasa, la mia dimora. Coloro che reciteranno preghiere vicino a te o vicino a Guhyesvari raggiungeranno la perfezione." Dopo aver ascoltato le parole di Siva la dea Vatsala risiedette sulle rive del fiume Bagmati.
In seguito Sri Visnu prese una parte del corno spezzato e lo istallò nella forma di linga sulla riva del fiume Bagmati che volge a nord. Chiunque visiti questo luogo si libererà da tutti i peccati. (Nepalamahatmya dallo Skanda Purana 1.144)
Nel corso dei secoli il linga istallato da Sri Visnu andò perduto. Molto dopo, al tempo del grande saggio Ne (il progenitore della stirpe nepalese), un pastore era solito pascolare la sua mandria sulle colline di Mrgasthali, sulle sponde del fiume Bagmati. Tra le sue mucche ce n'era una che non dava latte e aveva l'abitudine di vagare da sola per la foresta. Il pastore, stupito per l'assenza del latte e per il girovagare della sua mucca, decise di seguirla. Vide così che ella si recava ogni giorno nello stesso luogo e bagnava la terra col suo latte. Sorpreso da quell'azione insolita, il pastore cominciò a scavare nel luogo in cui la mucca versava il suo latte (ella era, in realtà, la mucca celeste Kamadhenu) e trovò lo Siva linga che era stato perduto. Da allora il linga è adorato nel tempio conosciuto col nome di Pasupatinath, una delle mete di pellegrinaggio più ambite dagli indù di tutto il mondo.



Un po' di storia

Sembra che l'attuale tempio sia stato costruito per ordine del re Bhumi Gupta, il primo re della dinastia Gopala, anche se a causa delle ristrutturazioni e delle aggiunte architettoniche poco rimane della struttura iniziale.
I re Licchavi iniziarono l'adorazione di Pasupati verso la fine del V secolo d.C.. Inoltre il tempio di Pasupatinath è menzionato in un'iscrizione del 533 d.C. trovata su un linga nell'area di Pasupatinath.
Ci sono testimonianze scritte che descrivono il re Amshuvarnam (606-621 d.C.) come un grande devoto di Pasupati.
Nel 1349 il tempio di Pasupatinath fu saccheggiato e parzialmente distrutto dal sultano del Bengala Shamasuddin Ilyas il quale danneggiò anche il linga principale. E' detto che un nuovo linga venne istallato nel 1382. Durante il governo del re Shiva Sing (15851614) il tempio venne ristrutturato sotto la sorveglianza della consorte del sovrano, Ganga Devi. Si dice che la regina fosse una devota talmente fervente di Pasupati che, al momento della sua morte, dal linga si alzò un lamento tanto intenso da assordare la gente del vicinato.
Il tempio venne in seguito ricostruito nel 1633 dal re Bhupalendra Malla, dopo essere stato seriamente danneggiato dalle termiti, ma la maggior parte degli edifici del tempio furono successivamente costruiti nel 1650 dal re Pratap Malla.
Una gigantesca immagine metallica di Nandi (il toro che trasporta Siva) fu posta davanti all'entrata occidentale del tempio nel 1879.



Il tempio e l'area di Pasupatinath

L'area di Pasupatinath occupa una superficie di circa 264 ettari e comprende 235 templi di diverso stile architettonico, due vihar buddhisti, un grande stupa (tempio buddhista di forma semisferica piena) e 8 monasteri, oltre a diverse iscrizioni su pietra e divinità databili fino al secondo secolo d.C.
Il tempio principale possiede l'architettura di una pagoda a due piani, il cui tetto è impreziosito da un sottile laminatura in oro. Vi sono quattro porte, una per ogni direzione, e ognuna di esse è ornata da fregi d'oro e d'argento. Il padiglione è decorato con pannelli d'oro e d'argento elegantemente scolpiti.
Ad abbellire il tempio sono state poste immagini di differenti Deva intagliate e dipinte.
Il linga situato all'interno del tempio è alto circa un metro e possiede cinque volti, uno per ogni direzione e uno, privo di una forma specifica, posto in cima al linga. Alcuni dicono che i quattro volti rappresentano i guardiani delle quattro direzioni, mentre altri affermano che essi rappresentano i quattro Veda. Il volto che guarda ad est è chiamato Tatpurusa, il volto che guarda a sud prende il nome di Aghor, Vamdeva è rivolto a nord, mentre il volto che volge a ovest è detto Sdyojat. Il volto privo di forma posto sopra il linga rappresenta Pasupati stesso. Per ogni volto vi sono due mani in ogni destra delle quali è posta una corona di sedici perle di rudraksa mentre ogni mano sinistra regge un kamandalu (vaso per l'acqua generalmente usato dagli asceti). L'ingresso al tempio è strettamente riservato agli indù. Questa esclusione castale fu stabilita dai Rana (dei primi ministri che dal 1810-1950 usurparono la posizione del re) solamente un secolo fa. Pasupati in se stesso non è settario né discriminante e il termine "non indù" è basato solamente su un concetto razziale e non religioso. Anche per quanto riguarda i sacerdoti del tempio l'iter è alquanto selettivo. Secondo la procedura di adorazione stabilita da Adi Sankaracarya, i pujari (sacerdoti) del tempio devono appartenere ad una casta brahminica proveniente esclusivamente dal Karnataka, dal Maharastra e dall'Andhra Pradesa, devono essere in possesso della conoscenza vedica ed essere iniziati al Pasupatastra mantra.
Di fronte alla porta orientale del tempio, sulle rive del fiume Bagmati, si trovano i gatha adibiti alla cremazione. E' aspirazione di ogni indù in Nepal venire cremato in questo luogo. Sulla riva destra del fiume c'è un edificio molto famoso, il tempio del demone Virupaksa. La sua forma è sotterrata per metà e si dice che, con l'avanzare del kaliyuga, essa emerga. Tutt'intorno al tempio principale si possono visitare centinaia di altri luoghi di culto e di Divinità, incluso il tempio di Guhyesvari, precedentemente citato, che si trova sulla sponda del Bagmati opposta a quella del tempio di Pasupati.



Per visitare Pasupatinath

Come arrivare: Pasupatinath è situato a cinque chilometri a nordovest di Katmandu che può essere raggiunta sia per via aerea che per via terra dall'India. Se vi trovate in India una buona soluzione potrebbe essere quella di raggiungere Varanasi in treno e quindi proseguire in aereo fino a Katmandu; il biglietto aereo vi costerà la metà. Arrivati a Katmandu il modo più semplice per raggiungere il tempio è prendere un taxi.
Dove alloggiare: Katmandu offre una scelta di hotel molto ampia altrimenti per poche rupie potrete alloggiare in uno dei Dharmasala (alloggio per i pellegrini) all'interno del complesso di Pasupatinath.
Templi ISKCON: Il tempio ISKCON più vicino si trova a circa dieci chilometri dal centro di Katmandu, nella zona di Budhanilkanta. Il tempio di recente costruzione possiede quattro belle stanze per gli ospiti. Per prenotare una camera in anticipo o per qualsiasi informazione telefonare allo (009771) 371743.















Tra tutte le scritture vediche il più illuminante testo che descrive la Personalità di Sri Krsna

SRIMADBHAGAVATAM

'UNDICESIMO CANTO'



Scritture Vediche

SRIMADBHAGAVATAM

Abbiamo un grande piacere nel pubblicare la versione inedita in lingua italiana dello SrimadBhagavatam, undicesimo canto, la parte conclusiva del grande classico della spiritualità compilato cinquemila anni fa da KrsnaDvaipayana Vyasa, tradotto dall'originale sanscrito da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, e completato dai suoi discepoli.
Lo SrimadBhagavatam, l'essenza di tutte le Scritture Vediche, è la scienza spirituale che ci permette di conoscere non solo la sorgente ultima di ogni cosa, l'Essere Supremo, ma anche la relazione che ci unisce a Lui, e spiega inoltre che il nostro dovere è di agire per migliorare la società umana sulla base di questa conoscenza infallibile.
Chi fosse interessato all'intera opera può contattare la Bhaktivedanta Book Trust Italia.



CANTO 11

CAPITOLO 1


LA MALEDIZIONE CONTRO LA DINASTIA YADU



VERSO 16


evam pralabdha munayas
an ucuh kupita nrpa
janayisyati vo manda
musalam kula-nasanam

evam: così; pralabdhah: ingannati; munayah: i
saggi; tan: a questi ragazzi; ucuh: dissero;
kupitah: con collera; nrpa: o re Pariksit;
janayisyati: darà alla luce; vah: per voi;
mandah: o sciocchi; musalam: una mazza;
kula-nasanam: che distruggerà la dinastia.



TRADUZIONE

O re, messi in ridicolo da quell'inganno, i
saggi andarono in collera e dissero ai
ragazzi: "Sciocchi! Essa partorirà per voi
una mazza di ferro che distruggerà tutta la
vostra dinastia."



SPIEGAZIONE

I quattro difetti dell'anima condizionata, cioè la
tendenza a commettere errori (bhrama),
l'illusione (pramada), i sensi imperfetti
(karanapatava) e la tendenza ad ingannare
(vipralipsa), non si trovano nei puri devoti del
Signore. Sri Krsna, però, fece in modo che i
giovani della Sua stessa famiglia, la dinastia
Yadu, manifestassero le pericolose tendenze
inferiori dell'umanità. Così furono i ragazzi
Yadava a imitare le attività dei seguaci dei falsi
culti devozionali.
Appena prima della Sua scomparsa, Krsna
desiderò che i saggi andassero in collera con i
giovani della dinastia Yadu, per insegnare che i
Vaisnava non possono essere considerati
persone sciocche, ignoranti o mondane, e per
ridurre l'orgoglio dei Suoi stessi familiari.
Talvolta alcune persone mal consigliate rivestono
il ruolo di pseudo-devoti e ingiuriano il vero
metodo del puro servizio devozionale e i puri
devoti che si sono sottomessi alla predica della
missione del Signore. Tali pretesi devoti pensano
stoltamente che il loro odio e la loro invidia della
vera missione di predica del Signore costituisca
la bhakti, ma in realtà questa è la causa di tutti i
problemi sia per loro che per le persone
sfortunate che li seguono. I predicatori del puro
servizio devozionale smascherano i perniciosi
tentativi dei falsi devoti, e similmente i saggi
guidati da Narada, che erano tutti grandi devoti
del Signore, si rivolgono ai ragazzi della dinastia
Yadu definendoli sciocchi e illusi con queste
parole: "In questo falso utero, ossia in questo
falso abito di sadhu, nascerà una mazza che
diventerà la causa della distruzione della vostra
dinastia."
Specialmente in India, ma adesso anche nei
Paesi occidentali, esiste una categoria di
gaudenti contaminati che si fanno chiamare
anch'essi Gaudiya Vaisnava, e fingono di
manifestare il più elevato livello di prema-bhakti.
Dichiarano di trovarsi sulla più alta vetta della devozione,
e di interessarsi perciò soltanto
degli scambi più intimi del madhurya-lila, così
come esso si manifesta a Vrndavana. Talvolta
arrivano perfino a travestirsi da gopi, facendo la
commedia di entrare nei divertimenti di Krsna,
mentre in realtà non seguono nemmeno le regole
fondamentali. In nome della prema-bhakti
talvolta commettono pesanti offese contro i puri
devoti di Krsna. Con questo episodio della
mazza di ferro nata dal falso utero di Samba, Sri
Krsna stesso volle insegnare le pericolose
conseguenze di questa falsa devozione.



VERSO 17


tac chrutva te 'ti-santrasta
vimucya sahasodaram
sambasya dadrsus tasmin
musalam khalv ayasmayam

tat: quello; srutva: avendo sentito; te: essi;
ati-santrastah: estremamente spaventati;
vimucya: scoprendo; sahasa: in gran fretta;
udaram: il ventre; sambasya: di Samba;
dadrsuh: videro; tasmin: in esso; musalam:
una mazza; khalu: veramente; ayah-mahyam:
fatta di ferro.



TRADUZIONE

Sentendo la maledizione dei saggi, i ragazzi,
terrorizzati, si affrettarono a scoprire il
ventre di Samba, e videro che la veste
nascondeva veramente una mazza di ferro.



SPIEGAZIONE

Quando ebbero ascoltato le parole dei
Vaisnava, guidati da Narada, i ragazzi Yadu
sollevarono l'abito che copriva il ventre di
Samba e videro il frutto dell'offesa che avevano
commesso contro i Vaisnava ingannandoli: c'era
una vera mazza, destinata a distruggere la loro
dinastia. Questo esempio dimostra che in una
società contaminata la mazza dell'ipocrisia non
può mai portare la pace che si trova nella società
dei devoti. Anzi, questa ipocrisia non fa che
distruggere le speculazioni dottrinali dei falsi
devoti e tutte le attività contrarie alla devozione. I
ragazzi Yadu erano consapevoli di aver messo a
repentaglio la loro posizione elevata, e in realtà
avevano pensato
che finché fossero riusciti a tenere
nascosto il loro inganno, nessun altro
avrebbe potuto scoprire un imbroglio
così raffinato. Ciò nonostante non
furono capaci di proteggere la loro
famiglia dalla reazione della grave
offesa commessa contro i devoti del
Signore.



VERSO 18


kim krtam manda-bhagyair nah
kim vadisyanti no janah
iti vihvalita gehan
adaya musalam yayuh

kim: che cosa; krtam: è stato fatto;
manda-bhagyaih: dai disgraziati; nah:
da noi; kim: che cosa; vadisyanti:
diranno; nah: a noi; janah: i familiari;
iti: così parlando; vihvalitah:
sconvolti; gehan: alle loro case; adaya:
portando; musalam: la mazza; yayuh:
andarono.



TRADUZIONE

I giovani della dinastia Yadu
dissero: "Oh, che cosa abbiamo
fatto? Siamo così disgraziati! Che
cosa ci diranno i nostri parenti?"
Così parlando, con la mente molto
turbata, tornarono alle loro case,
portando con sé la mazza.



VERSO 19


tac copaniya sadasi
parimlana-mukha-sriyah
rajna avedayam cakruh
sarva-yadava-sannidhau

tat: quella mazza; ca: e; upaniya:
portando; sadasi: nell'assemblea;
parimlana: completamente impallidita;
mukha: dai loro volti; sriyah: la
bellezza; rajne: al re; avedayam
cakruh: diedero informazione;
sarva-yadava: di tutti gli Yadu;
sannidhau: alla presenza.



TRADUZIONE

I ragazzi Yadu, col volto che aveva
completamente perso ogni splendore,
portarono la mazza nell'assemblea reale, e
in presenza di tutti gli Yadava spiegarono al
re Ugrasena ciò che era accaduto.



SPIEGAZIONE

Visvanatha Cakravarti Thakura precisa che il
termine rajne si riferisce al re Ugrasena e non a
Sri Krsna. La vergogna e la paura impedirono
infatti ai ragazzi di avvicinare Dio, la Persona
Suprema, Krsna.



VERSO 20


srutvamogham vipra-sapam
drstva ca musalam nrpa
vismita bhaya-santrasta
babhuvur dvarakaukasah

srutva: ascoltando; amogham: infallibile;
vipra-sapam: la maledizione dei brahmana;
drstva: vedendo; ca: anche; musalam: la
mazza; nrpa: o re; vismitah; stupefatti; bhaya:
dalla paura; santrastah: sconvolti; babhuvuh:
divennero; dvaraka-okasah: gli abitanti di
Dvaraka.



TRADUZIONE

O re Pariksit, quando gli abitanti di
Dvaraka seppero della infallibile
maledizione dei brahmana e videro la mazza,
rimasero esterrefatti e sconvolti dalla
paura.



VERSO 21


tac curnayitva musalam
yadu-rajah sa ahukah
samudra-salile prasyal
loham casyavasesitam

tat: quella; curnayitva: dopo aver
macinato in pezzettini; musalam: la
mazza; yadu-rajah: il re degli Yadu;
sah: egli; ahukah: Ahuka (Ugrasena);
samudra: dell'oceano; salile:
nell'acqua; prasyat: lanciò; loham: il
ferro; ca: e; asya: della mazza:
avasesitam: ciò che era rimasto.



TRADUZIONE

Dopo aver fatto macinare la mazza
in piccoli pezzi, il re degli Yadu
Ahuka [Ugrasena] gettò
personalmente le briciole, insieme
all'ultimo pezzetto di ferro, nelle
acque dell'oceano.



SPIEGAZIONE

Il re Ugrasena pensò: "Samba e gli altri
non devono provare vergogna o
paura," e così senza nemmeno
consultare Sri Krsna ordinò che la
mazza fosse ridotta in briciole e gettata
in acqua, insieme a un ultimo piccolo
pezzo di ferro, che considerava
insignificante.



VERSO 22


kascin matsyo 'grasil loham
curnani taralais tatah
uhyamanani velayam
lagnany asan kilairakah

kascit: un certo; matsyah: pesce;
agrasit: inghiottì; loham: il ferro;
curnani: la limatura di ferro; taralaih:
dalle onde; tatah: da quel luogo;
uhyamanani: trasportata; velayam:
sulla spiaggia; lagnani: si attaccò;
asan: divennero; kila: in verità;
erakah: una particolare specie di erba
con fili lunghi e affilati.



TRADUZIONE

Un pesce inghiottì il pezzetto di
ferro, e la limatura di ferro,
trasportata nuovamente a riva dalle
onde, attecchì sulla spiaggia e
crebbe fino a formare un boschetto
di canne alte e affilate.



VERSO 23


matsyo grhito matsya-ghnair
jalenanyaih saharnave
tasyodara-gatam loham
sa salye lubdhako 'karot

matsyah: il pesce; grhitah: catturato;
matsya-ghnaih: dai pescatori; jalena: con una
rete; anyaih saha: insieme ad altri pesci; arnave:
nell'oceano; tasya: del pesce; udara-gatam:
contenuto nello stomaco: loham: il pezzo di
ferro; sah: egli (Jara); salye: sulla sua freccia;
lubdhakah: un cacciatore; akarot: mise.



TRADUZIONE

Il pesce fu catturato nell'oceano insieme ad
altri pesci, nella rete di alcuni pescatori. Il
pezzo di ferro trovato nello stomaco del
pesce fu preso dal cacciatore Jara, che lo
fissò sulla punta di una sua freccia.



VERSO 24


bhagavan jnata-sarvartha
isvaro 'pi tad-anyatha
kartum naicchad vipra-sapam
kala-rupy anvamodata

bhagavan: il Signore Supremo; nata: sapendo;
sarva-arthah: il significato di ogni cosa;
isvarah: perfettamente capace; api: sebbene;
tat-anyatha: altrimenti; kartum: di fare; na
aicchat: non desiderò; vipra-sapam: la
maledizione dei brahmana; kala-rupi:
manifestando la Sua forma di tempo;
anvamodata: sanzionò lietamente.



TRADUZIONE

Conoscendo perfettamente il significato di
tutti questi eventi, il Signore Supremo, che
pure era in grado di neutralizzare la
maledizione dei brahmana, non desiderò farlo. Anzi, nella
Sua forma del Tempo, approvò lietamente
gli eventi.



SPIEGAZIONE

Le persone comuni potrebbero rimanere
sorprese o confuse nel sentire che il Signore
approvò lietamente il fatto che la Sua stessa
dinastia fosse maledetta e distrutta. Il termine
anvamodata usato qui indica il fatto di trarre
piacere da una data cosa, o attribuire a qualcosa
approvazione o autorizzazione. E' detto anche,
kala-rupi: Krsna approvò lietamente la
maledizione dei brahmana, nella forma del
tempo. Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati
Prabhupada ha commentato che il Signore
Supremo, Krsna-candra, decise di mantenere
intatta la maledizione allo scopo di proteggere i
veri princìpi della religione e distruggere l'indegna
offesa dei simulatori appartenenti alla dinastia
Karsna. La Bhagavad-gita spiega chiaramente
che l'unico scopo della discesa del Signore nel
mondo materiale consiste nel ristabilire gli
autentici princìpi della religione, grazie ai quali le
anime condizionate che stanno soffrendo
intensamente sotto le leggi della natura materiale
possono ritrovare la propria posizione
esistenziale originale di servitori eternamente
liberati di Dio, la Persona Suprema, Krsna.
L'essere vivente scende nel mondo materiale con
il desiderio di dominare la natura materiale,
benché in realtà l'essere individuale non sia un
dominatore ma un servitore, per l'eternità. A
causa della tendenza distorta di sfruttare il
mondo intero per la propria gratificazione dei
sensi, l'essere individuale è incline anche a
distorcere i princìpi della via spirituale, in modo
che gli eterni princìpi della religione diventino
compatibili con la propria gratificazione materiale
dei sensi. La religione, invece, ha lo scopo di
compiacere il Signore Supremo, portando
l'uomo a obbedire alle Sue leggi. Per questa
ragione Sri Krsna stesso discende
personalmente di era in era per ravvivare e
risvegliare il metodo corretto del servizio
devozionale offerto ai Suoi piedi di loto.
Nell'undicesimo Canto dello
Srimad-Bhagavatam è detto chiaramente che
Sri Krsna aveva portato a termine la stragrande
maggioranza dei Suoi divertimenti sulla Terra, ed
ora stava organizzando gli ultimi preparativi per
la Sua partenza. Desiderava quindi lasciare
dietro di Sé una lezione molto vivida per
insegnare agli esseri viventi di quest'era che
nessuna persona considerata religiosa, anche se
fosse così elevata da nascere nella famiglia
personale del Signore, può impunemente
infrangere il rispetto e la reverenza dovuti ai puri
devoti del Signore, come Narada Muni. Il
principio che consiste nel servire i puri devoti di
Krsna è così essenziale per il progresso
spirituale che il Signore volle manifestare
l'inconcepibile divertimento di provocare la
distruzione dell'intera Sua dinastia soltanto per
far capire questo punto alle anime condizionate
del Kali-yuga.
Lo Srimad-Bhagavatam accenna alle tremende
sventure che si sarebbero verificate dopo la
scomparsa di Dio, la Persona Suprema. Queste
sventure si verificarono anche dopo la
scomparsa di Sri Caitanya Mahaprabhu, che è
considerato Krsna stesso dai Gaudiya
Vaisnava. Attraverso varie istruzioni, il
Bhagavatam provvede ad eliminare la falsa
religione che si sviluppa nella società umana
dopo la scomparsa del Signore.
Manifestando i Suoi generosi divertimenti, Sri
Caitanya spazzò via dall'India del Sud tutte le
false dottrine delle apasampradaya, le
cosiddette tradizioni discipliche dei falsi devoti,
che avevano accumulato un grande potere
ricorrendo alle teorie atee dei Buddhisti e dei
Jainisti. In questo modo rivolse l'intera India
verso il servizio devozionale a Sri Krsna, tanto
che grazie alla strenua predicazione di Sri
Caitanya Mahaprabhu e dei Suoi seguaci non
era rimasto al mondo altro argomento di
discussione che il servizio devozionale al Signore
Supremo. Tridandipada Prabodhananda
Sarasvati ha elaborato questo concetto nel suo
verso stri-putradi-katham jahur visayinah.
Sri Narahari Sarakara Thakura, nel suo libro
Krsna-bhajanamrta , ha corretto le
affermazioni errate dei gauranga-nagari-vadi ,
sakhi-bheka-vadi, e le altre delle undici pretese
catene di maestri spirituali che sostengono di
seguire Sri Caitanya Mahaprabhu. Queste
persone non autorizzate presentano la truffa
travestita da religione e contrabbandano la
propria ipocrisia facendola passare come katha,
pura adorazione del Signore. Proprio come
Krsna provocò una furiosa lite per distruggere la
Sua stessa famiglia, Sri Caitanya Mahaprabhu
fece in modo che il mondo fosse inondato da
differenti filosofie Mayavada e karma-vada
subito dopo la Sua scomparsa, allo scopo di
distruggere le persone che appartenevano alle
undici apasampradaya, le tradizioni discipliche
non autorizzate, come anche le molte
apasampradaya che sarebbero apparse in
futuro con la pretesa di essere considerate
devote di Sri Caitanya Mahaprabhu o
discendenti della Sua famiglia. Nello stesso
tempo, Caitanya Mahaprabhu fece in modo che i
Suoi stessi uomini fossero tenuti lontani dalla
falsa devozione di questi imbroglioni. I devoti di
Sri Gaurasundara, Caitanya Mahaprabhu,
possono comprendere i misteri dei Suoi
divertimenti che si manifestarono nei divertimenti
di Sri Krsna. Le attività del corpo
trascendentale di Dio, la Persona Suprema, non
possono essere comprese in alcun modo
ordinario o materiale. Questo è il significato
essenziale di questo capitolo.


Terminano così i commenti degli umili
servitori di Sua Divina Grazia A.C.
Bhaktivedanta Swami Prabhupada al primo
capitolo dell'undicesimo Canto dello
Srimad-Bhagavatam intitolato: "La
maledizione contro la dinastia Yadu".















SRILA PRABHUPADA
LILAMRTA

La Biografia di un Santo del XX Secolo

di Satsvarupa dasa Gosvami



Prosegue la pubblicazione integrale della biografia di A.C. Bhaktivedanta Swami, così come presentata nel volume intitolato Srila Prabhupada Lilamrita.



Quarta Puntata

Mi unii al movimento di Gandhi nel 1920 e abbandonai i miei studi. Benché avessi superato l'esame finale  per ottenere il diploma  abbandonai tutto e non mi presentai.
 Srila Prabhupada

Nel 1914 era scoppiata la guerra, e molti Indiani erano stati chiamati a combattere a favore del loro governo, quello della Gran Bretagna. Abhay vide aeroplani britannici atterrare sulla pista in Maidan Park, e dal giornale seppe della guerra, ma non ne fu direttamente colpito. Nel 1916 cominciò a frequentare l'Università.
A Calcutta vi erano due Università prestigiose: il "Precidency College" e lo "Scottish Churches' College". Abhay fece il suo ingresso allo "Scottish Churches' College". Era una scuola cristiana, ma godeva di considerazione in Bengala, e molte famiglie vaisnava vi iscrivevano i loro figli. I professori, molti dei quali erano preti della Chiesa Scozzese, erano considerati sobri, moralmente seri, e gli studenti ricevevano una buona educazione. Era un'istituzione rispettabile e degna di considerazione, e poiché l'Università era sita al nord di Calcutta, in prossimità di Harrison Road, ciò permetteva a Gour Mohan di tenere Abhay a casa.
Gour Mohan aveva da tempo deciso che non avrebbe lasciato partire Abhay per Londra e non lo avrebbe esposto alla corruzione dell'Occidente in nome dell'educazione. Voleva che Abhay fosse un puro devoto di Srimati Radharani e di Sri Krishna, né voleva d'altra parte abbandonare suo figlio per farlo diventare un brahmacari discepolo di un guru. Dove si poteva trovare un guru qualificato? Ciò che aveva sperimentato sugli yogi e sugli svami non gli ispirava tale fiducia.
Voleva che suo figlio conservasse tutti i principi di vita spirituale, eppure sapeva che Abhay voleva prendere moglie e guadagnarsi i mezzi di sostentamento.
In tali circostanze, il fatto di iscrivere Abhay allo _Scottish Churches' College" era la protezione più grande che Gour Mohan poteva dare a suo figlio.
L'Università era stata fondata dal reverendo Alexander Duff, un missionario cristiano che era arrivato a Calcutta nel 1830. Il reverendo Duff, un pioniere nel far si che gli Indiani apprezzassero la civiltà europea, aveva dapprima fondato la General Assembly Institution destinata alla diffusione del Vangelo attraverso l'educazione: un'educazione contemporaneamente liberale e religiosa secondo i principi occidentali. La lingua inglese era il mezzo idoneo per istruire le classi più elevate". In seguito, Duff aveva fondato il "College of the Church of Scotland" e nel 1908 aveva fuso le due istituzioni nello "Scottish Churches' College".

Srila Prabhupada: Rispettavamo i nostri professori come padri. La relazione tra studenti e professori era ottima. Il vicerettore dell'Università, il professor W.S. Urquhart, era un perfetto e generoso gentiluomo, con il quale spesso scherzavamo. Il primo anno studiai l'Inglese e il Sanscrito; il secondo, il Sanscrito e la Filosofia. Poi la Filosofia e l'Economia. Un altro professore era J.C. Scrimgeour, che insegnava Letteratura inglese. Nel corso delle sue lezioni di letteratura egli citava dei passi da Bankim Chandra Chatterji e stabiliva dei paralleli: "Si, si", egli diceva, "il vostro Bankim Babu diceva così". Egli aveva studiato le opere di Bankim e paragonava Bankim Chandra Chatterji a Walter Scott. Dickens e Walter Scott erano i due grandi scrittori di quel tempo. Così egli parlava di questi scrittori e la nostra relazione con lui era molto piacevole.
Abhay diventò un membro della società inglese e recitava Keats, Shelley e altri poeti ai suoi compagni. Come membro della Società di Sanscrito recitava la Gita, e alcuni tra i suoi colleghi studenti notarono in particolare con quanta eloquenza egli recitasse il capitolo undicesimo, mentre descriveva la forma universale di Krishna. Egli inoltre amava giocare al calcio e partecipare alle rappresentazioni teatrali. Amritlal Bose, un famoso organizzatore e direttore teatrale del Bengala, mise alla prova Abhay e un gruppo di suoi compagni in una rappresentazione tratta dalla vita di Sri Caitanya.
Poiché i divertimenti di Sri Caitanya erano disponibili al teatro pubblico al prezzo di mezza rupia, il signor Bose si domandò quale fosse l'esigenza di una produzione teatrale realizzata da dilettanti. La sua risposta fu: "Essi dovranno apprezzare tanto la vostra rappresentazione che dopo averla vista saranno d'accordo nel non commettere peccati." L'eminente direttore stava offrendo volontariamente il suo servizio e l'addestramento a questi giovani, ma a una condizione: non avrebbero dovuto recitare in pubblico finché il loro livello di recitazione non fosse diventato perfetto. Per più di un anno, quindi, Abhay e gli altri ragazzi fecero le prove della recita dedicata a Sri Caitanya, finché alla fine il direttore permise loro di mettere in scena lo spettacolo pubblico. Abhay, che recitava nella parte di Advaita Acarya, notò che molte persone tra gli ascoltatori stavano piangendo. Dapprima non ne comprendeva la ragione, ma poi capì che per il buon livello di addestramento e per la sincerità degli attori, l'uditorio era commosso. Questa fu la prima e l'ultima recita teatrale di Abhay.
L'insegnante di filosofia di Abhay, il professor Urquhart, mise in rilievo il fatto che il cervello delle donne pesa meno del cervello degli uomini. Il suo professore di economia dette una lezione su una teoria di Marshall, secondo cui l'affetto familiare è l'impulso per lo sviluppo economico. Per il Sanscrito, Abhay usava un testo di Rowe e Webb che definiva il Sanscrito la madre di tutte le lingue.
Mentre studiava il Kumarasambhava di Kalidasa in lingua sanscrita, Abhay fu colpito dalla spiegazione che Kalidasa dava del termine dhira, che significa "indisturbato" o "capace di autocontrollo". Secondo Kalidasa, in un tempo molto lontano Siva era seduto in meditazione. Poiché gli esseri celesti erano in lotta con i demoni, volevano che un comandante in capo nascesse dal seme di Siva, e mandarono un'affascinante ragazza, Parvati, affinché lo distraesse nella sua meditazione. Benché Parvati manifestasse la sua adorazione per Siva e arrivasse al punto di toccare i suoi genitali, egli rimase indisturbato. La sua capacità di resistenza alla tentazione è l'esempio perfetto di chi è veramente un dhira.
Com'era abitudine corrente anche nelle altre scuole inglesi in India, tutti gli insegnanti europei dovevano imparare le lingue locali. Una volta il professor Urquhart camminava dietro ad Abhay e a un gruppo di studenti che chiacchieravano mangiando noccioline. Esprimendosi in Bengali, uno studente scherzò a spese del professor Urquhart. Fu grande la loro sorpresa quando all'improvviso il professore si rivolse verso l'autore dello scherzo rispondendo in Bengali; Abhay e gli altri si sentirono pieni di vergogna.
Lo studio della Bibbia era obbligatorio. L'Associazione biblica aveva fornito a ogni studente una elegante edizione rilegata in pelle della Bibbia, e ogni mattina tutti si riunivano per leggere le scritture, le preghiere e gli inni.
Uno dei professori criticò gli insegnamenti vedici che trattavano del karma e della trasmigrazione dell'anima. Come secondo la legge del tribunale non si può essere perseguiti per un crimine senza una testimonianza, egli argomentava, similmente, benché secondo gli Indù l'anima soffre nella vita presente per le sue cattive azioni passate, dov'è la testimonianza di tali azioni malvagie? Ad Abhay dispiaceva ascoltare queste critiche, e avrebbe saputo come ribattere, ma data la sua posizione subordinata di studente, restava in silenzio.
Socialmente era inferiore, e inoltre uno studente ha ben poco da guadagnare se sfida un professore.
Sapeva tuttavia che gli argomenti addotti dal professore contro il karma erano privi di fondamento; sapeva bene che un testimone era presente.
Per alcuni studenti che venivano a Calcutta dai loro piccoli villaggi, la grande città e la presenza di tanti Europei era causa di smarrimento e di timidezza, ma per Abhay Calcutta e gli Inglesi non erano allarmanti, tanto che mantenne una certa inclinazione per i suoi insegnanti inglesi. Benché li considerasse con timore reverenziale e riservatezza misti a una certa tensione, ammirava la loro rettitudine, la loro signorilità e la loro gentilezza verso i ragazzi. Ad Abhay apparivano dotati di nobiltà d'animo.
Una volta il governatore del Bengala, che era scozzese, venne a visitare le aule dello "Scottish Churches' College". Le aule erano spaziose e contenevano 150 studenti, ma il posto di Abhay era frontale ed egli poté vedere da vicino il famoso governatore, il marchese di Zetland.
All'inizio la scuola osservava il principio di una rigida distanza sociale tra Europei e Indiani. Anche i componenti delle facoltà bengali, poiché si presupponeva che fossero di razza inferiore, si servivano di sale separate da quelle dei professori europei. Parte del programma della scuola si basava su L'opera dell'Inghilterra in India di M. Ghosh, uno scrittore di nazionalità indiana. Il libro spiega in modo elaborato che l'India era primitiva nelle epoche antecedenti al governo britannico. Il professore di economia gridava talvolta al suo uditorio in classe che si sentiva frustrato per la loro lentezza. Rivolgendosi a loro quali rappresentanti dell'intera nazione indiana, diceva: "Non aspettatevi l'indipendenza! Non potete governare! Potete soltanto lavorare come asini, questo è tutto!".
La vita scolastica assorbiva completamente Abhay. Non c'era più tempo da trascorrere dinanzi alle Divinità di RadhaGovinda il mattino presto. Era un lusso dell'infanzia la possibilità di passare le ore nel tempio dei Mullik dinanzi alle forme dorate di RadhaGovinda, osservando i pujari che adoravano le Divinità con incenso, fiori, lampade, kirtana e prasadam opulento. Quando era bambino, aveva giocato nell'area erbosa del tempio o aveva osservato gli uomini che cuocevano i kacauri al bordo della strada o era andato in bicicletta o aveva fatto volare il suo aquilone con Bhavatarini. Il centro della sua vita erano sempre stati Harrison Road, i discorsi di sua madre e l'adorazione di Krishna offerta da suo
padre. Queste scene ora si erano dileguate. Ora passava i suoi giorni all'interno del recinto dello "Scottish Churches' College". Qui c'era anche un prato rasato e un giardino pieno di uccelli, e anche un piccolo albero baniano, ma invece dell'adorazione c'era lo studio.
L'atmosfera dello "Scottish Churches" era accademica e anche le loro conversazioni usuali si riferivano ai compiti specifici della classe o alle attività della scuola, quando gli studenti si riunivano dinanzi al tabellone degli affissi, di fronte all'entrata principale, o attraversavano a gruppi nei due sensi i cancelli principali.
Quando Abhay non era seduto fianco a fianco con i suoi compagni di scuola, dividendo una panca dell'aula davanti a uno dei lunghi banchi che stavano in fila nella sala delle conferenze, quando non era intento a guardare uno dei suoi professori durante la lezione - generalmente un reverendo vestito alla foggia europea che parlava un dialetto scozzese e pronunciava la parola inglese duty come juty -, quando non era in classe ad ascoltare lezioni di logica occidentale, di chimica o di psicologia, allora era occupato a svolgere i suoi compiti seduto a un tavolo in mezzo agli scaffali nella biblioteca della scuola, immerso nella lettura davanti a un libro, o intento a scrivere annotazioni, mentre i ventilatori in alto muovevano le pagine, oppure era a casa con il padre, le sorelle e i fratelli, ma leggeva le sue lezioni o scriveva un documento per il reverendo nella sala delle conferenze. Aveva dovuto abbandonare l'adorazione delle Divinità di Krishna che si era fatto regalare da suo padre alcuni anni prima, aveva sistemato le Divinità in una scatola e l'aveva chiusa. Gour Mohan non era turbato dal fatto che il figlio prediletto non potesse dedicarsi a tutte le attività devozionali della sua infanzia. Vedeva che Abhay era rimasto puro nelle sue abitudini, che non aveva adottato idee occidentali o sfidato la sua cultura d'origine e che, con tutta probabilità, come studente dello "Scottish Churches' College" non si sarebbe esposto a un comportamento immorale. Gour Mohan era soddisfatto di vedere che suo figlio riceveva una buona educazione in vista della sua carriera, dopo aver ottenuto il diploma. Era un vaisnava responsabile: si sarebbe sposato e avrebbe avuto un lavoro.
Rupendranatha Mitra era uno dei compagni di Abhay e anche un suo amico intimo. Abhay e Rupen studiavano insieme e sedevano a fianco nella sala delle assemblee durante la lezione sulla Bibbia, pronunciando le preghiere obbligatorie. Rupen notò che sebbene Abhay fosse uno studente serio, non era affascinato dall'educazione occidentale o ambizioso dei successi scolastici. Abhay aveva confidato a Rupen: "Non mi piacciono queste cose" e talvolta parlò di trasferimento. "Cosa ne pensi?", domandava a volte Rupen, e Abhay gli rivelava il suo pensiero. Rupen trovava che Abhay stava sempre pensando a qualcosa di religioso, di filosofico o di devozionale a proposito di Dio!
Abhay studiava le teorie dei filosofi e degli scienziati occidentali, eppure queste erano prive di fascino ai suoi occhi. In fin dei conti essi stavano soltanto speculando e le loro conclusioni non seguivano lo spirito e lo stato d'animo devozionale dell'addestramento vaisnava che aveva ricevuto da suo padre e dalle Scritture Vediche. L'improvviso accesso alla dovizia della conoscenza occidentale che creava un certo appetito di approfondire lo studio, e, in altri, il desiderio di avanzare in campo materiale a diversi livelli di carriera, lasciò Abhay indenne. Certamente nel suo cuore egli stava sempre pensando a "qualcosa di religioso, di filosofico e devozionale a proposito di Dio", eppure come uomo dello "Scottish Churches' College" egli dava il suo tempo e la sua attenzione alla vita accademica. Una notte, dopo il suo primo anno di Università, Abhay fece un sogno insolito. La Divinità di Krishna che suo padre Gli aveva donato gli apparve e Si lamentò: "Perché Mi hai confinato in questa scatola? Devi rimetterMi al Mio posto e ricominciare ad adorarMi." Abhay si sentì dispiaciuto per aver trascurato le Divinità e riprese l'adorazione di Radha e Krishna a casa, nonostante gli impegni scolastici.

* * *

Subhas Chandra Bose, un acceso nazionalista, frequentava una classe inferiore di un anno a quella di Abhay. Bose aveva frequentato il "Presidency College", ma era stato espulso per aver organizzato uno sciopero studentesco contro un professore inglese che aveva ripetutamente abusato di studenti indiani. Allo "Scottish Churches" Bose si mostrò uno studente serio; era segretario del club di filosofia e stava lavorando cooperativamente con il vicerettore Urquhart. Da Subhas Bose e da altri, Abhay ascoltò discorsi sull'indipendenza dell'India. Sentì citare nomi che erano ben noti nel suo nativo Bengala: Bipinchandra Pal che aveva lottato per respingere l'"Arms Act", Surendranatha Bannerji che aveva messo in allarme gli Inglesi con la sua agitazione contro la divisione del Bengala nel 1905, Lala Lajpat Rai, e il più famoso Mohandas K. Gandhi.
Lo "Scottish Churches' College" era rigido nel proibire la propaganda antigovernativa, ma gli studenti simpatizzavano con la causa dell'"home rule" (governo autonomo negli affari locali). Benché non vi fossero palesi segni di ribellione, gli studenti talvolta tenevano incontri segreti a favore del nazionalismo. Quando Subhas Chandra Bose cominciò a far pressione sugli studenti per sostenere l'indipendenza indiana, Abhay ascoltò. Apprezzava la fede di Bose nella spiritualità, il suo entusiasmo e la sua determinazione. Abhay non si interessava di attività politiche, ma gli ideali del movimento per l'indipendenza lo attraevano.
Molti oratori e scrittori del Bengala avevano espresso l'anelito dell'India verso l'indipendenza come un movimento di natura spirituale. Per i nazionalisti l'emancipazione era analoga alla liberazione dell'anima dai legami materiali.
L'interesse di Abhay era il servizio devozionale offerto a Sri Krishna, la Verità Assoluta, una convinzione che gli era stata trasmessa da suo padre e che egli aveva mantenuto fin dall'infanzia, mentre l'indipendenza dell'India era una verità relativa e temporanea.
Tuttavia alcuni capi dell'indipendenza (svaraj), pur ammettendo che le Scritture Vediche erano in realtà assolute, asserivano che la gloria originale della cultura indiana non poteva splendere per il beneficio del mondo finché l'India non si fosse liberata dal marchio infamante del governo straniero. Essi mettevano in rilievo il fatto che gli stranieri calunniavano e reprimevano la preminenza della cultura indiana.
Anche Abhay l'aveva sentito. Nel corso del suo studio sul testo di M. Ghosh, L'opera dell'Inghilterra in India, aveva incontrato la teoria che sosteneva la non purezza delle Scritture Vediche, teoria che ne rifiutava l'antica origine, e affermava che la cultura indiana precedente al dominio britannico e alla diffusione del cristianesimo era una cultura spiritualmente retrograda.
Erano numerose le offese degli Inglesi agli sastra  simili a quelle del professore di Abhay che tentava di togliere credibilità alla legge del karma. Tuttavia se l'India avesse potuto raggiungere la libertà nazionale, allora ognuno - non solo gli Indiani, ma il mondo intero - avrebbe potuto ricevere il beneficio della cultura vedica altamente evoluta che è patrimonio dell'India.
L'appello all'indipendenza, sebbene velato, attraeva virtualmente tutti gli studenti, e Abhay era tra quelli. L'interesse particolare era per Gandhi. Gandhi aveva sempre con sé la Bhagavad-gita: leggeva quotidianamente le sante parole di Krishna e diceva di sentirsi guidato dalla Gita più che da tutti gli altri libri. Le abitudini personali di Gandhi erano pure. Si asteneva da ogni forma di intossicazione, dal nutrirsi di carne e dal sesso illecito.
Viveva semplicemente, come un sadhu, e sembrava essere dotato di maggiore integrità dei sadhu mendicanti che Abhay aveva visto tante volte. Abhay lesse i suoi discorsi e seguì le sue attività - forse Gandhi avrebbe potuto introdurre la spiritualità nel campo d'azione. La verità della Gita, Gandhi proclamava, apparteneva a un campo così elevato in cui non solo la Gita poteva essere letta, ma poteva anche operare per la libertà di ognuno. E il simbolo di questa libertà era svaraj.
(Continua sul prossimo numero)















Maestri in Cucina

Un modo fresco e simpatico per affrontare il caldo
dell'estate. Frutta, latte, yogurt, erbe e spezie
per regalare alle giornate afose un tocco
di freschezza.



Le Bevande

di Kurma dasa



Frullato di frutta e noci all'anice
(Thandai)

Il Thandai è una bevanda famosa in tutta l'India con piccoli dettagli che variano a seconda della regione. E' una bevanda particolarmente indicata per le temperature estive poiché i suoi ingredienti sono molto rinfrescanti.

Preparazione: 20 minuti

Ingredienti per un litro e un quarto:
10 bacche intere di cardamomo
5 cucchiai di semi di finocchio
1/2 tazza di semi di papavero bianco
6 cucchiaini di anacardi spezzettati
10 mandorle mondate
16 uvette
2 tazze e 1/2 (625 ml) di acqua ghiacciata
1 cucchiaino di acqua di rose
5 cucchiai di zucchero integrale
1 tazza e 1/2 (375 ml) di latte fresco freddo

1. Macinate le bacche di cardamomo e i semi di finocchio in un macina caffè in modo da ottenere una polvere fine. Collocatela in una grande terrina e mettetela da parte.

2. Macinate anche i semi di papavero e aggiungeteli alle spezie già macinate.

3. In un tritatutto o in un frullatore tritate anacardi, mandorle e uvetta, se necessario aggiungendo un po' d'acqua fino a ottenere una pasta di consistenza fine.

4. Aggiungete le spezie macinate e mezza tazza di acqua; poi frullate per 34 minuti fino ad ottenere un composto omogeneo e cremoso. Aggiungete l'acqua rimasta e frullate per altri 2 minuti.

5. Sistemate un colino in una terrina e foderatelo con un telo da formaggio ripiegato in due o tre strati. Versate il contenuto del frullatore nel colino, prendete gli angoli del telo e strizzate in modo da recuperare tutto il liquido. Aggiungete lo zucchero, l'acqua di rose e il latte. Mescolate bene e mettete in frigorifero. Servite in bicchieri ghiacciati.







Frullato di yogurt alle fragole
(Lassi)

Lo yogurt fresco e vellutato frullato insieme alle fragole dolci e corpose crea una bevanda di assoluto successo per ogni occasione. Per una variante potrete sostituire la fragole con qualsiasi altro frutto di bosco.

Preparazione e raffreddamento: 1/2 ora circa

Ingredienti per 6 persone:
2 tazze (500 ml) di fragole fresche
2/3 di tazza (165 ml) di zucchero o di miele
3 tazze (750 ml) di yogurt intero
1 tazza e 1/2 (375 ml) di acqua ghiacciata
1 tazza di ghiaccio tritato

1. Frullate le fragole e lo zucchero (o il miele) in un frullatore, trasferite il passato di fragole in una terrina e mettete nel congelatore per 20 minuti.

2. Frullate lo yogurt, l'acqua e il ghiaccio e aggiungete la polpa di fragola tolta dal congelatore. Frullate fino a quando il lassi sarà diventato schiumoso e servite in bicchieri ghiacciati.







Punch di ananas e noce di cocco

Questa rinfrescante bevanda tropicale proveniente dalla Giamaica è realizzata con succo di ananas fresco che potrete sostituire con del succo di ananas non zuccherato confezionato.

Preparazione: 10 minuti

Ingredienti per 6 persone
2 tazze (500 ml) di latte di cocco in barattolo
4 tazze (1 l) di succo di ananas non zuccherato, ghiacciato
2 cucchiai di zucchero semolato
1 tazza di ghiaccio tritato
1/4 di cucchiaino di essenza di noce di cocco

1. Frullate il latte di cocco, il succo di ananas, lo zucchero e il ghiaccio in un frullatore ad alta velocità fino a quando il composto sarà diventato omogeneo.

2. Filtratelo attraverso un colino in una terrina. Aggiungete l'essenza di cocco.

3. Versate il punch in una caraffa e mettetelo in frigorifero fino a quando sarà diventato molto freddo. Servite in bicchieri ghiacciati con o senza cubetti di ghiaccio.







Limonata medio orientale

Una nota particolare in questa bevanda è data dall'acqua di fiori d'arancio proveniente in gran parte dall'Asia.

Preparazione: 10 minuti

Ingredienti per 6 persone:
3/4 di tazza (185 ml) di succo di limone
3/4 di tazza di zucchero
2 cucchiaini di essenza di fiori d'arancio
2 cucchiai di menta fresca tritata finemente
8 tazze (2 l) di acqua naturale o minerale oppure di soda
cubetti di ghiaccio

Mescolate il succo di limone, lo zucchero, l'acqua di fiori d'arancio e la menta. Aggiungete l'acqua o la soda e servite in bicchieri ghiacciati.







Aranciata al latte di mandorla

La pienezza e il gusto delicato del latte di mandorle unito alla freschezza del succo d'arancia fanno di questa bevanda un mix adatto ad ogni occasione.

Preparazione: qualche minuto

Riposo della bibita: tutta la notte

Ingredienti per 46 persone:
1 tazza di mandorle intere mondate
1 tazza (250 ml) di succo d'arancia fresco
5 tazze (1,25 l) di acqua
1/2 tazza di zucchero

1. Mettete le mandorle a bagno in acqua per tutta la notte in un contenitore chiuso.

2. Versate le mandorle con l'acqua in un colino e conservate il liquido in una terrina. Mettere le mandorle con un po' di questo liquido in un frullatore, coprite e frullate fino ad ottenere un composto omogeneo (34 minuti).

3. Foderate il colino con un telo da formaggio ripiegato in tre strati. Filtrate il latte di mandorla cercando di estrarre la maggior parte di liquido possibile, strizzando le mandorle. Unite l'acqua contenuta nella terrina.

4. Mescolate il latte di mandorle, il succo d'arancia e lo zucchero in una terrina. Mettete in frigorifero e servite ghiacciato.















I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA

Scienza, Dogmi e Progresso

Questa conversazione tra Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e alcuni suoi discepoli si svolse a Mayapur, India, il 16 gennaio 1976.

Discepolo: Quindi, Srila Prabhupada, in ultima analisi tutto ciò che non è Veda non è vera conoscenza.
Srila Prabhupada: No. Potrebbe essere un frammento di conoscenza, ma se nella vita si desidera la piena conoscenza, allora bisogna leggere il Bhagavatam, che tratta delle attività e delle relazioni del Signore con i Suoi devoti. La Bhagavad-gita è la conoscenza preliminare, l'"abc", che permette di distinguere la materia dallo spirito. In seguito si dovrebbe leggere lo SrimadBhagavatam.
Un tempo le grandi guide della società conoscevano questi argomenti che venivano insegnati a tutti. Ma ora, qualche grande cieco guida con presunzione tutti i piccoli ciechi direttamente nel precipizio. Si fa passare per un grande leader, ma sa dare soltanto indicazioni sbagliate alle persone e rovinare le loro vite. Questi grandi capi non sono in grado nemmeno di salvare se stessi. Riescono a rovinare per bene se stessi e anche gli altri.
Discepolo: Questi capi ciechi hanno creato un tale caos, Srila Prabhupada. La mente delle persone ne rimane terribilmente disturbata.
Srila Prabhupada: Ma con il Bhagavatam noi possiamo offrire la scienza della pace e della serenità trascendentali. Possiamo mostrare a tutti, in modo scientifico, che hanno lasciato il mondo spirituale e sono stati ricoperti dalla materia.
La mente contaminata dalla materia è la prima creazione destinata al godimento materiale. Dalla mente materiale sono creati i sensi: cinque sensi per raccogliere la conoscenza e cinque sensi per agire in concomitanza con le cinque arie all'interno del corpo. Ci sono poi pancamaha-bhuta, i cinque elementi materiali di base: terra, acqua, fuoco, aria ed etere. Segue l'intelligenza influenzata dalla materia e, infine, ahankara, il falso ego, il potere di disidentificare il vero sé spirituale con tutte queste coperture materiali.
E' per questo che le atma, ossia i jiva, le anime spirituali che un tempo risiedevano nel mondo spirituale in piena conoscenza, ora vivono nell'ignoranza. Alcune di loro sono ferme come alberi e piante. Altre si muovono come insetti, animali e esseri umani. Potete trovare forse, nella vostra così detta civilizzazione, una conoscenza scientifica che spieghi perché l'anima sia stata confusa da questa copertura materiale, con la quale in realtà non ha niente a che fare? Quindi che valore ha la tua conoscenza? Hmm? Se non sapete queste cose fondamentali, che valore ha la vostra conoscenza? State soltanto osservando superficialmente, esternamente.
Tuttavia ci sono buone speranze. La gente sta ricevendo questi libri. Dovremmo quindi cogliere l'opportunità di predicare questo Bhagavatam, e tenere lezioni regolari. Se la gente studierà il Bhagavatam e la Bhagavad-gita, accetterà questa filosofia. Non sono degli sciocchi. Noi dobbiamo soltanto introdurre questa grande scienza. Gli occidentali non sono stupidi ma malguidati. Impegnatevi a guidarli e allora questo movimento per la coscienza di Krsna avrà successo. La gente lo apprezzerà, lo seguirà e si correggerà.
Se invece utilizzerà l'intelligenza soltanto per sviluppare modi migliori per uccidere i bambini nel ventre affermando: "Il bambino nel ventre non ha anima, l'anima viene dopo la nascita" queste assurdità si perpetueranno. Se il bimbo nel ventre non avesse un'anima, come farebbe a manifestare sintomi di vita?
Discepolo: Prabhupada, è piuttosto ovvio che debba avere un'anima se il bimbo nel grembo cresce e reagisce agli stimoli.
Srila Prabhupada: Sì lo stesso processo di crescita che noi osserviamo più avanti nella vita, fuori dal grembo, esiste fin dall'inizio, all'interno del grembo. Il corpo materiale si sviluppa. Tutto qui. Tutti sanno che il bambino fuori dal grembo ha un'anima, come si fa quindi ad affermare che il bambino nel grembo non ha un'anima? Se non avesse un'anima, come farebbe il suo corpo a crescere e a svilupparsi? Questi furfanti, si fanno passare per grandi scienziati. Che ragioni hanno per affermare che il bambino nel grembo non ha l'anima?
Discepolo: In realtà non hanno alcuna argomentazione.
Srila Prabhupada: Vedete? Tutto è dogmatico. Stanno propagando solo sciocchezze dogmatiche. E fanno ciò nel nome di vijnana, della scienza. La vera vijnana dovrebbe essere enunciata.
Vijnana: vi e jnana. In realtà vijnana ha due significati: uno è visistajnana, ossia conoscenza genuina, pienamente realizzata e articolata o enunciata. Questo significato può andar bene. L'altro significato di vijnana è vigatajnana, ossia pseudo conoscenza, una conoscenza perduta o rubata dall'illusione.
Per questi "scienziati", il loro vijnana, scienza, è vigatajnana, conoscenza rapita dall'illusione, una presunta conoscenza privata di tutte le vere conoscenze. Questo significato è dato nella Bhagavad-gita: mayayaparthajnanah: maya, ossia l'illusione, ha portato via totalmente la conoscenza di queste persone eppure la loro cosiddetta conoscenza continua ad essere considerata vijnana, scienza. Maya ha reso queste persone dei mascalzoni, ma loro si fanno passare per uomini di conoscenza avanzata. Questo è il difetto del kaliyuga, quest'era di ipocrisia.
Discepolo: Sapere demoniaco avanzato.
Srila Prabhupada: Si. Demoni progrediti. In realtà, loro sono demoni progrediti. Asura, sono infetti dalla contaminazione dell'ateismo, senza Dio.
Discepolo: Naturalmente, Srila Prabhupada, una cosa che si può dire di questi così detti scienziati è che conoscono la scienza di evitare la vera questione. In quel senso sono molto esperti.
Srila Prabhupada: Anche un bambino può evitare il vero problema. Ciò non significa essere esperti. Un bambino senza guida può anche progredire molto bene in stupidità. E quando il bambino sciocco tocca il fuoco e si brucia le mani, qualche altro folle potrebbe dire: "Oh, questa è conoscenza avanzata."

MOMENTI
DI
ETERNITA'

di Visakha Devi Dasi

_Dal punto di vista dell'eternità la durata di una vita di cinquemila anni è la stessa di una di cinque anni: entrambe sono un flash, entrambe temporanee"

Due estati fa, il Dipartimento di Riforestazione del Sequoia National Park della California, cedette alcune piccole sequoie in eccedenza. Io ne ebbi quattro e le piantai nella nostra proprietà sulle montagne della Sierra Nevada. Le sequoie non producono fiori o frutti, semplicemente vivono per migliaia di anni e crescono per centinaia di metri.
Qualche volta siedo accanto alla mia sequoia preferita, alta solamente poco più di un metro, cantando sottovoce i nomi di Dio: Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare, e penso che i genitori o i nonni di questo giovane albero erano presenti quando Sri Krsna era presente su questo pianeta cinquemila anni fa e quando, cinquecento anni fa, Caitanya predicava il canto dei santi nomi. Con il passare dei mesi, mentre vedevo la piccola sequoia affondare le radici nel terreno e aprire graziosamente i suoi rami, i miei pensieri si spostarono sul luogo dove mi sarei trovata quando l'albero avrebbe raggiunto la sua piena altezza e circonferenza. Tra qualche decina di anni, quando il mio corpo sarà decrepito e inutile, questo albero sarà ancora nella sua infanzia. E quando io, l'anima, lascerò questo corpo per prenderne un altro (chissà quale forma corporea e dove?) i miei ricordi di questo pezzo di terra sulle montagne, della mia casa, della mia famiglia e delle mie sequoie saranno stati tutti abbandonati. Eppure questo albero sarà ancora qui, in questo stesso posto, a crescere silenziosamente secolo dopo secolo, e secolo dopo secolo io passerò da un corpo all'altro, da un universo all'altro. Entrambe le incarnazioni, quella dell'albero e il mio supposto corpo futuro, appaiono futili. (Almeno la sequoia gigante sarà un rifugio per gli uccelli e gli animali, chissà che cosa starò facendo io?)
Che cosa mi attrae verso questo albero tra le centinaia di altri suoi simili che adornano la nostra proprietà? La sua straordinaria capacità di sopravvivere. Ho capito che sebbene adoperi spesso la parola eternità, il suo vero significato mi è completamente alieno, altrimenti perché dovrei essere impressionata da una durata della vita di poche migliaia di anni? Dal punto di vista dell'eternità la durata di una vita di cinquemila anni è la stessa di una di cinque: entrambe temporanee. In entrambi i casi il corpo con il trascorrere del tempo si disintegra e l'anima se ne va.
La longevità mi attrae perché sono un essere spirituale eterno, un'anima imperitura. Nel mio stato naturale io non trasmigro. Così, poiché non sono fatta per essere trascinata traumaticamente e involontariamente da un corpo all'altro, io bramo la permanenza in questa vita. Ma non voglio veramente la permanenza di una sequoia gigante. Sebbene paragonata alla mia la lunghezza della sua vita incuta rispetto, stare in un luogo, immobile, senza poter comunicare, sarebbe orribile.
Io non sono fatta per questo.

Io sono fatta per servire Krsna senza motivazione e senza interruzione. Con tale servizio devozionale io mi riunirò a Lui eternamente nella Sua eterna casa in un corpo spirituale eterno e pieno di gioia.
Sfortunatamente il mio attuale servizio a Dio è sia motivato sia interrotto, così non sono qualificata per raggiungere un corpo eterno. Sono bloccata in un corpo materiale inevitabilmente accompagnato dalla nascita e dalla morte.
La mia attitudine mi ricorda quella della mia bambina di due anni la quale senza pensare risponde "no" alle richieste più ragionevoli: "Siediti e finisci la tua cena." "No." "Mettiamo le scarpe." "No." E così via. Il suo "No" è una risposta semplice che la salva dal problema di interrompere quello che sta facendo per fare qualcos'altro, anche qualcosa di meglio. Analogamente quando Krsna dice: "Abbandona la gratificazione dei sensi e seguiMi", io rispondo con la sua stessa mentalità: "No". "Pensa sempre a Me": "No". E così via.
Se io potessi uscire dalla mentalità di una bambina di due anni ed entrare in quella dell'abbandono al Signore, potrei evitare di prendere altri corpi materiali una volta che questo avrà raggiunto la sua fine.
E anche se io non avrò un completo successo, qualsiasi avanzamento io compirò in tale direzione rimarrà con me, mentre trasmigro da un corpo all'altro. Se in qualcuno dei mie corpi futuri continuerò ad avanzare, lo aggiungerò al progresso che avevo già fatto. Quindi anche se porre fine a questo ciclo ripetuto di corpi materiali in questa vita non è una cosa da poco, è sicuramente quella che in assoluto vale la pena fare.
Srila Prabhupada spiega: "Bisognerebbe essere attratti da questa informazione. Si dovrebbe desiderare di essere trasferiti nel mondo spirituale e di togliersi da questo falso riflesso di realtà. Per chi è troppo attaccato a questo mondo materiale è molto difficile troncare un simile attaccamento, ma se si segue la coscienza di Krsna si ha la possibilità di distaccarsi gradualmente. Bisogna associarsi con i devoti, con coloro che sono nella coscienza di Krsna. Si dovrebbe cercare una società che si dedica alla coscienza di Krsna e imparare a compiere il servizio devozionale. In questo modo si può tagliare l'attaccamento per il mondo materiale." (Bg 15.6, spiegazione) Poiché le sequoie si trovano sulla nostra proprietà posso proteggerle dall'essere tagliate, mentre posso recidere l'attaccamento e la ribellione che sono cresciute nella mia mente specialmente imparando dall'esempio dei miei confratelli e delle mie consorelle.
Con la loro ispirazione un giorno potrò qualificarmi per avere un corpo che sopravvive anche ad innumerevoli sequoie giganti.















MAHA-BHARATA

Il più grande trattato epico della Storia
compilato in lingua sanscrita

Tradotto dal sanscrito da Hrdayananda Gosvami,
e reso in lingua italiana dallo staff del Centro Studi Bhaktivedanta
coordinato da Matsya Avatara Dasa



Prosegue la pubblicazione dell'Adiparva del
MahaBharata. In questo numero vengono
riportati i capitoli dal XXVII al XXXI



Capitolo 27


Saunaka chiese:

"Figlio di Romaharsana, quale fu l'errore di Indra e come mai fu così incurante da permettere che Garuda, il re degli uccelli, potesse nascere come figlio del saggio Kasyapa propiziato dalle austerità dei Valakhilya? Come poté Garuda diventare così potente che nessun essere vivente riuscisse a sconfiggerlo? Come può questa grande creatura dello spazio assumere ogni forma che desidera? Come fa ad accrescere la sua forza semplicemente desiderandolo? Se ci sono le risposte a queste domande nelle antiche storie dei Purana, mi piacerebbe ascoltarle."
E Suta Gosvami:

"Nei Purana c'è anche la risposta alle tue domande. Sii cortese o Brahmana, e ascolta l'intera storia che per sommi capi ti racconterò.
Una volta il progenitore Kasyapa, desiderando un figlio, si impegnò in un sacrificio con l'assistenza dei saggi, dei deva e dei Gandharva. Kasyapa chiese al signore Indra di procurare la legna per il fuoco sacro, dato che i saggi sapevano e i Valakhilya e gli altri deva erano già tutti impegnati.
Il possente Indra sollevò un carico di legna da ardere commisurato alla sua forza e senza difficoltà ne portò una montagna. Poi, sulla strada, notò un gruppo di saggi, ognuno dei quali era sottile come la pelle ricurva alla base di un pollice. Tutti assieme trasportavano una piccola foglia con il suo stelo, ciononostante, per via del loro digiuno, i magri asceti erano quasi nascosti dalla foglia e così deboli da dibattersi nell'acqua contenuta nell'impronta lasciata dallo zoccolo di una mucca. Inebriato per la propria forza e per il proprio potere, il possente Indra con orgoglio rise di loro e li insultò, passando veloce sulle loro teste. Una collera terribile divampò fra i saggi che in un attimo dettero concretezza alla loro furia impegnandosi in un grande sforzo per incutere timore a Indra. Quegli asceti realizzati cantarono con esattezza diversi mantra, offrendoli col fuoco del sacrificio. Senti cosa queste persone colte volevano ottenere. I saggi chiesero con determinazione: "Che esista un altro Indra, un nuovo capo dei deva dotato di tutta la forza che desidera, che possa andare dovunque provocando la paura nel re dei pianeti celesti. Ratto come il pensiero, superando di cento volte il valore e la forza di Indra, possa questo essere glorioso manifestarsi oggi come frutto delle nostre austerità!"
Quando il re dei deva, colui che ha compiuto i cento sacrifici, sentì questo giuramento solenne, ne fu disturbato e andò immediatamente da Kasyapa impegnato nella sua vita rigorosa. Il progenitore Kasyapa, dopo aver ascoltato il re dei pianeti celesti, avvicinò i Valakhilya e chiese loro se il loro sacrificio avrebbe avuto successo.
Gli onesti Valakhilya gli risposero: "Deve averlo!"

Il progenitore Kasyapa, sperando di rabbonirli, disse: "E' per ordine di Brahma che Indra occupa il posto attuale. E voi tutti insistete perché sia creato un altro Indra. Esseri pii, non dovete interferire nel ruolo di Brahma. I vostri progetti devono essere saggi e non dimostrarsi infondati. Appaia dunque nella razza degli uccelli un essere di eccelsa forza e gloria, un Indra delle creature alate, ma ci sia anche misericordia per il re dei deva che l'impetra." I Valakhilya, ricchi di austerità, cui Kasyapa si era rivolto, resero onore al migliore fra i saggi e poi gli dissero: "Progenitore, il nostro impegno nel creare un altro Indra aveva come scopo anche quello di farti avere un figlio. Dunque, ti prego, guida questo potente sacrificio nel modo che ti sembra più appropriato."







Capitolo 28


"Poi, o migliore dei nati due volte, in tutta quella agitazione Garuda, il re degli uccelli, piombò veloce sui deva. Quando i deva lo videro arrivare e notarono la sua potenza straordinaria, entrarono in profonda agitazione; uno dopo l'altro, impugnarono le armi. Tra loro c'era Visvakarma, di inimmaginabile potenza che, fulgente come lo splendore del fuoco, con la sua forza eccezionale proteggeva il nettare celeste. Fu lui che si impegnò in una battaglia senza pari con il re degli uccelli ma dopo una breve lotta fu gettato a terra, squarciato dalle ali, dal becco e dagli artigli di Garuda.
Con il vento provocato dal battito delle ali il grande uccello sollevò enormi nubi di polvere che oscurarono i mondi e sommersero i deva. Coperti di polvere, accecati e sconcertati, costoro non potevano vedere l'uccello che li attaccava, e in quella confusione i guardiani del nettare si ritrovarono divisi l'uno dall'altro. In questo modo Garuda gettò i pianeti celesti nel disordine cercando di dilaniare i deva con le ali, col becco e con gli artigli.
Allora Indra dai mille occhi ordinò subito al Vento: "Disperdi questo vortice di polvere, o Maruta! Sia questo il tuo dovere!"
Un vento poderoso spazzò via la polvere in un attimo e quando l'oscurità fu rimossa i deva incalzarono con forza Garuda. Nonostante questo, mentre le legioni dei deva lo stavano attaccando, il grande uccello emise un suono forte, simile a un tuono fra le nuvole, intimorendo i cuori di tutte le creature. Il re degli uccelli, uccisore di nemici cospicui, si librò alto nel cielo e volteggiò sopra i deva, pronto a combattere con terrificante potenza. Gli esseri celesti, corazzati, avanzavano con ogni genere di armi contro Garuda, attaccandolo da ogni lato con lance, mazze di ferro, tridenti, clave e dischi fiammeggianti e taglienti, veloci come il sole. Ma il re degli uccelli non si fece impressionare e tornò a combattere con forza selvaggia. Il feroce ed impetuoso figlio di Vinata gridò alto nel cielo e abbatté i deva con la sola potenza delle sue ali e del suono della sua voce.
Malmenati e piegati da Garuda, i deva fuggirono. Feriti dai suoi artigli e dal suo becco perdevano sangue in quantità. Sconfitti dall'Indra degli uccelli, i Sadhya e i Gandharva fuggirono a oriente, i Vasu e i Rudra a sud. Gli Aditya scapparono a ovest, gli Asvini a nord, e fuggendo si voltavano ripetutamente per controllare dove fosse il grande e potente essere contro il quale si erano scontrati in battaglia.
Fu allora che Garuda, viaggiatore del cielo, combatté contro il valoroso Asvakranda, contro l'alato Renuka, contro l'eroico Sura, poi contro Tapana, Uluka e Svasana, contro l'alato Nimesa e infine contro Praruja e Praliha. Vainateya dilaniò i suoi nemici con le ali, con gli artigli e con il becco aguzzo, terribilmente incollerito, come il potente Siva quando giunge la fine dei mondi e ogni cosa viene distrutta. I guardiani celesti, pur dotati di grande forza e coraggio, furono feriti gravemente dal loro possente nemico e persero sangue come fosse acqua versata da nuvole cariche di pioggia.
Il migliore dei volatili, dopo aver portato questi grandi guerrieri alla fine della loro vita, andò oltre per trovare il nettare, ma si accorse di essere circondato dal fuoco mentre un vento spaventoso sferzava le fiamme mordenti. Il grande fuoco coprì i cieli e sembrò far ardere con le sue fiamme tutti i pianeti celesti.
Prontamente il grande Garuda si creò novanta volte novanta bocche con le quali bevve d'un fiato molti fiumi poi, con altrettanta prontezza, si diresse verso il fuoco. Questo tormentatore di nemici, sostenuto dalle ali possenti, estinse il rumoroso incendio con le acque dei fiumi, dopodiché ridusse il proprio corpo a una magrezza estrema perché, estinto l'incendio, Garuda voleva introdursi nella sala dove era custodito il nettare dell'immortalità!"







Capitolo 29


Suta Gosvami proseguì:

"Garuda, dal corpo dorato splendente come i raggi del Sole e della Luna, entrò con forza nel santuario ben protetto dove era conservato il nettare, così come le acque dei fiumi entrano nel mare. Notò in quel posto una ruota di ferro coronata di lame taglienti che girava su se stessa. Infuocato come il sole e indescrivibilmente pericoloso, l'orribile congegno era stato ben costruito dai deva per fare a pezzi chiunque volesse rubare il nettare.
Ma il grande uccello intravide un passaggio all'interno della ruota e, contraendo il suo corpo, girò alla stessa velocità della ruota mortale, poi la oltrepassò balzando repentino attraverso i suoi raggi. Dietro la ruota si nascondevano due serpenti eccezionali, dotati di un vigore straordinario, scintillanti come fuoco ardente, con teste ed occhi di fuoco e lingue simili a fulmini fiammeggianti. Essi potevano spruzzare dai loro occhi un veleno mortale. Guardando con occhi furiosi, spalancati e colmi di collera, erano così pericolosi da esser sufficiente che uno di loro posasse lo sguardo su un intruso perché il malcapitato venisse incenerito all'istante.
Garuda guardò i due guardiani del nettare, e prima ancora di essere visto coprì i loro occhi sollevando un polverone. Senza che i serpenti potessero vederlo, piombò su di loro sbattendoli e colpendoli dappertutto, li dilaniò con i suoi artigli e li fece a pezzi in un attimo, poi si precipitò dove era il nettare. L'eroico e potente figlio di Vinata afferrò con attenzione il nettare e, dopo aver demolito la ruota dalle lame taglienti, volò rapido nel cielo. L'eroico uccello portò via velocemente il nettare senza berne neanche una goccia e volò instancabile attraverso i pianeti superiori, proteggendolo dalla luce del sole con le sue grandi ali. Mentre Garuda viaggiava nel cielo, inaspettatamente incontrò Visnu, l'eterno Signore, che era soddisfatto di lui per questa missione eccezionale e per il suo agire altruistico. Per questo il Signore disse al grande uccello: "Ti darò qualsiasi cosa tu desideri!"
L'uccello che vola alto nel cielo scelse il suo premio e chiese: "Che io possa rimanere sempre sopra di Te."
(Garuda non poteva conoscere completamente l'identità di Visnu, ciononostante ne apprezzava l'immenso potere e per questo aveva chiesto di stare sopra di Lui) poi di nuovo si rivolse a Narayana in questo modo: "Possa io essere eterno ed immortale anche senza bere il nettare."
Questi doni gli furono garantiti e, dopo averli graditi Garuda disse a Visnu: "Anch'io Ti offro un dono. Anche se tu sei il Signore Supremo, ti prego, chiedimi qualcosa." Il signore Krsna decise che il potente Garuda divenisse il suo portatore personale. Dopodiché il Signore pose l'emblema di Garuda sulla bandiera del Suo carro, in modo che Garuda potesse veramente rimanere sopra di Lui. In tal modo il Signore mantenne la Sua promessa.
Poi Garuda proseguì per la sua strada. Considerandolo un nemico dei deva, dato che aveva loro sottratto il nettare celeste con la forza, il Signore Indra lo attaccò con un fulmine di rara potenza.
Garuda, il migliore degli esseri alati, attaccato dal frastornante fulmine di Indra, dapprima urlò atrocemente ma poi sorrise rivolgendo al Signore Indra queste parole gentili: "Indra, poiché il tuo fulmine deriva dalle ossa di un grande saggio, devo offrire i miei omaggi al saggio, al fulmine e a te. Perciò farò cadere una delle mie piume, e tu non sarai capace di percepirne i limiti. Inoltre non proverò mai più dolore per i tuoi fulmini."
Tutte le creature conclamarono: "Che questo essere divenga noto come Suparna, l'uccello dalle piume meravigliose!" infatti furono affascinati dalla piuma meravigliosa lasciata cadere da Garuda.
Anche il potente Indra dai mille occhi, ammirato di tanta bellezza, pensò fra sé e sé: "Questo uccello è un essere davvero magnifico!" e a Garuda disse: "Vorrei poter cogliere i limiti della tua grande e impareggiabile forza, o migliore degli uccelli, e avere la tua eterna amicizia."







Capitolo 30


Sri Garuda disse:

"Indra, mio caro Signore, l'amicizia regni fra noi così come tu desideri. Circa la vastità della mia potenza, sappi che il mio coraggio è grande e irresistibile, ma i saggi non approvano chi esalta la propria forza e fa sfoggio delle proprie qualità. Risponderò alla tua domanda solo perché ti ho accettato come amico, altrimenti non avrei mai parlato senza motivo delle mie glorie. Ti dirò semplicemente che questo mondo, con tutte le sue montagne, foreste e mari, con te incluso, Indra, ogni cosa, potrebbe stare appesa ad una sola delle mie piume. Puoi capire la mia grande forza anche in quest'altro modo: se tutti i mondi si unissero, con i loro esseri mobili ed immobili, potrei portarli tutti insieme senza provare fatica alcuna."
Suta Gosvami proseguì:

"O Saunaka, allora Indra, colui che porta la corona reale, il signore dei deva, il più dotato fra tutte le meravigliose ed illustri personalità, dedito al bene di tutte le creature, così si rivolse all'eroico Garuda che gli aveva parlato in quel modo. "Si possa esser sempre i migliori amici. Adesso, poiché tu non hai bisogno del nettare, dovresti darlo a me, perché coloro ai quali stai per consegnarlo saranno causa di sofferenza per noi."
Garuda rispose:

"Ho preso il nettare per buone ragioni ma non permetterò che qualcuno lo beva. Essere dai mille occhi, quando lo avrò posato potrai venire subito a riprenderlo."
Indra disse:

"Sono soddisfatto delle tue parole, Garuda. Ti prego di accettare da me qualsiasi grazia tu desideri."
Suta Gosvami proseguì:

"Dopo aver ascoltato quelle parole, a Garuda tornarono alla mente i figli di Kadru e specialmente il tranello con cui avevano relegato la sua innocente madre al ruolo di schiava. Perciò disse: "Anche se sono il signore di tutto, ti prego di farmi questo dono: che i potenti serpenti diventino il mio cibo!"
"Così sia!" disse Indra, il distruttore dei Danava, che seguì Garuda ripetendo: "Quando tu poserai il nettare io lo prenderò."
Garuda, celebrato come Suparna, raggiunse velocemente il luogo dove sua madre lo aspettava e con grande gioia disse ai serpenti: "Ho portato il nettare e lo metterò per voi sopra un tappeto di erba kusa. Serpenti, potrete berlo dopo che avrete fatto le abluzioni ed avrete compiuto tutti i riti propiziatori. Da oggi mia madre non è più una schiava perché ho fatto quello che avevate chiesto."
"Così sia!" risposero i serpenti a Garuda, ma non appena andarono a lavarsi, il Signore Indra in un lampo afferrò il nettare e tornò nel suo regno celeste.
Nel frattempo i serpenti fecero il bagno e cantarono i necessari inni sacri. Terminati tutti i riti propiziatori, ritornarono ansiosi dov'era il nettare con l'intenzione di berlo. Quando si accorsero che era stato rubato con un altro inganno, si precipitarono a leccare l'erba Darbha su cui era stato appoggiato. Da allora, in conseguenza di questo fatto, le lingue dei serpenti divennero biforcute e l'erba Darbha, per essere stata a contatto col nettare celeste, divenne pura e sacra.
Il meraviglioso essere alato, Suparna, provò la più intensa delle felicità e festeggiò con sua madre in quella foresta amena. Adorato in modo eccelso da tutte le creature del cielo, autorizzato a nutrirsi di serpenti e godendo di nobile fama, Garuda riportò la gioia nella vita di sua madre Vinata.
Le glorie del grande Garuda sono così sublimi che qualsiasi persona ascolti regolarmente questa storia del signore degli uccelli, raccontata in un'assemblea di persone educate alla vita spirituale, ottiene senza ombra di dubbio l'accesso ai pianeti celesti, perché avrà avuto il merito e maturato il frutto della vera pietà."







Capitolo 31


Sri Saunaka intervenne:

"Figlio di Romaharsana, hai spiegato perché i serpenti furono maledetti dalla loro madre e perché Vinata fu maledetta da suo figlio. Ci hai anche raccontato come il saggio Kasyapa benedì le due mogli, Kadru e Vinata, e ci hai detto i nomi dei due grandi uccelli che nacquero da Vinata. Mentre non ci hai fatto nessun nome dei serpenti, o Suta. Ora noi siamo desiderosi di conoscere almeno i nomi di quelli più importanti."
Sri Suta Gosvami spiegò:

"Sapiente asceta, non ti ho detto i nomi di tutti i serpenti perché sono tanti, ma ascoltami mentre ti cito quelli dei più importanti. Il primogenito si chiama Sesa, dopo lui sono venuti Vasuki, Airavata e Taksaka. Poi nacquero Karkotaka, Dananjaya, Kaliya, Maninaga e Apurana; Pinjaraka, Elapatra, Vamana; Nila, Anila, Kalmasa, Sabala, Aryaka, Adika, Salapotaka, Sumanomukha, Dadhi-mukha e Vimalapindaka; poi Apta, Kotanaka, Sanka, Valysikha, Nisthyunaka, Hemaguha, Nahusa, Pingala, Bahyakarna, Hastipada, Mudgarapindaka, Kambala e Asvatara; e poi Kaliyaka, Vrtta, Samvartaka e i due serpenti conosciuti come Padma; e ancora Sankhanaka, Spandaka, Ksemaka, Pindaraka. Karavira, Puspadamstra, Elaka, Bilvapanduka, Musakada, Sankhasiras, Purnadamstra, Haridraka, Aparajita, Jyotika, Srivaha, Kauravya, Dhrtarastra, Puskara, Salyaka, Virajas, Subahu, i potenti Salipinda, Hastibhadra, Pitharaka, Kumuda, Kumudaksa, Tittiri e Halika; poi Karkara, Akarkara; Mukhara, Konavasana, Kunjara, Kurara, Prabhakara, Kundodara e Mahodara.
Migliore dei nati due volte, adesso i serpenti principali sono stati nominati. Gli altri non saranno menzionati qui perché sono troppi. I loro figli e i discendenti dei figli sono sterminati, per questo non li nominerò, o migliore fra i nati due volte. In verità, mio caro asceta, non è possibile contare le migliaia, i milioni e le decine di milioni di serpenti in questo mondo."







Capitolo 32


Sri Saunaka chiese:

"Mio caro Suta, i serpenti erano per nascita forti e difficili da sconfiggere. Come reagirono quando compresero quanto fosse grave la maledizione lanciata dalla loro madre?"
Sri Suta Gosvami spiegò:

"Fra quei serpenti vi era anche il famoso Signore Sesa, una incarnazione di Dio; Costui lasciò immediatamente Sua madre Kadru e Si sottopose ad ascesi molto severe. I Suoi voti erano così rigorosi che viveva solo d'aria.
Dapprima andò sulla montagna Gandhamadana per dedicarsi all'ascesi, poi si mise in viaggio per i luoghi santi di Badari e di Gokarna. Infine, sui pendii dell'Himalaya, arrivò alla foresta di loto conosciuta come Puskararanya. In tutte queste regioni sacre e nei santuari Egli Si dedicò esclusivamente alla vita spirituale, con i sensi costantemente sotto controllo.
Una volta il Signore Brahma, l'Antenato dell'universo, vide il Signore Sesa impegnato in severe ascesi. A causa di ciò aveva pelle e muscoli emaciati, era coperto da peli lunghi e arruffati e da abiti laceri. Benché lo vedesse così impegnato, dedito alla più assoluta verità, l'Antenato Gli parlò: ''Sesa, che stai facendo? Dovresti piuttosto fare qualcosa a vantaggio di tutte le creature. Essere senza peccato, dimmi, se vuoi, cos'hai nel cuore che da tanto tempo ti angustia? Con l'ardore delle tue terribili ascesi stai disturbando le creature di questo mondo."
Sesa rispose:

"Mio signore, tutti i Miei fratelli serpenti sono di mentalità troppo ottusa! Non costringermi a vivere ancora con loro perché li trovo intollerabili. Sono sempre invidiosi l'uno dell'altro, come se fossero nemici. Per questo pratico le mie ascesi in un luogo appartato: per non essere costretto a vederli. Antenato, non potranno mai accettare Vinata e suo figlio, anche se Garuda è nostro fratello.
Disprezzano profondamente Garuda, quella grande anima dotata di forza straordinaria grazie a nostro padre Kasyapa. Ovviamente anche il potente Garuda non prova affetto per loro. Perciò, dedicandoMi esclusivamente all'ascesi potrò disfarmi di questo corpo. Ma come potrò evitare di avere rapporti con i serpenti nelle mie vite future?"
Il Signore Brahma Gli rispose:

"Mio caro Sesa, so tutto sulla condotta dei Tuoi fratelli e conosco anche la loro grande paura in conseguenza della maledizione della loro madre. Non devi affliggerti per loro perché è già stata trovata una soluzione a questo problema. Mio caro Sesa, accetta in dono da me quello che desideri maggiormente; sono così soddisfatto di Te che oggi desidero offrirtelo. Migliore dei serpenti, la Tua acuta intelligenza è votata ad essere perennemente assorta nella virtù e Ti benedico affinché la Tua mente risoluta sia sempre più ferma in tale virtù."
Il Signore Sesa interloquì:

"Antenato, è questa la benedizione che oggi desidero: che i Miei pensieri possano sempre trarre piacere dalla virtù, dalla pace e dall'ascesi."
Il Signore Brahma riprese:

"Sesa, Tu che Ti compiaci della Tua disciplina e della Tua serenità, adesso Ti chiedo di adempiere al mio ordine teso al bene di tutte le creature. Sesa, Tu devi sostenere questa terra, con tutte le sue montagne, foreste, mari, riserve minerarie e città. Alzati! Solleva il mondo affinché la vita non venga turbata!" Il Signore Sesa disse: "Agirò come tu hai chiesto, dio che benedici, signore delle creature, maestro della terra e dell'universo: sosterrò la Terra e la manterrò immobile. Signore di tutte le creature, puoi salvare il mondo ponendolo sulla Mia testa."
Il Signore Brahma aggiunse:

"Migliore dei serpenti, adesso vai sotto la Terra, lei ti lascerà passare. Sesa, sostenendo così il mondo mi darai una grande gioia."
Sri Suta Gosvami proseguì:

"Obbediente al comando di Brahma la Terra si aprì lasciando un passaggio al Signore Sesa, il primogenito ed il più grande di tutti i serpenti. Lui ora è là che sostiene sulla Sua testa la Terra e tutti i suoi mari. Il Signore Brahma disse anche:
"Migliore dei serpenti, Signore della Virtù, Tu solo sei Sesa, il Famoso. Solo Tu, con le tue spire illimitate, ti fai carico dell'intero fardello di questo mondo e lo sostieni come facciamo io stesso o Indra, l'uccisore di Bala."
Sri Suta Gosvami proseguendo disse:

"Il grande serpente Ananta Sesa sta sotto la Terra e con la Sua illimitata potenza da solo sostiene il mondo, obbediente all'ordine di Brahma. Per conseguenza il Signore Brahma, il migliore fra i deva e l'antenato di questo universo, concesse ad Ananta l'amicizia con Suparna, figlio di Vinata."
(Continua sul prossimo numero)















Calendario Vaisnava

MESE DI VAMANA
21 Giugno  19 Luglio

LUGLIO

4 Luglio, venerdì: Scomparsa di Gadhadara Pandita. Si
osserva il digiuno fino a mezzogiorno.
5 Luglio, sabato: Si celebra il Gundicamarjana, ovvero la
festa della pulizia del tempio del Signore Jagannatha.
6 Luglio, domenica: Si celebra il Rama Yatra del Signore
Jagannatha.
16 Luglio, mercoledì: Sayana Ekadasi. Digiuno di legumi e cereali.
17 Luglio, giovedì: Dvadasi. Si interrompe il digiuno dalle 5,49 alle 10,50
(ora legale)
19 Luglio, sabato: Si commemora la scomparsa di Srila Sanatana
Gosvami.
INIZIA IL PRIMO
MESE DI CATURMASYA (si
osserva il digiuno di spinaci e di tutti i vegetali a foglia verde).
24 Luglio, giovedì: Si commemora la scomparsa di Gopala Bhatta Gosvami.
27 Luglio, domenica: Si commemora la scomparsa di Lokanatha Gosvami.
30 Luglio, mercoledì: Kamika Ekadasi. Digiuno di legumi e cerali.
31 Luglio, giovedì: Dvadasi. Il digiuno si interrompe dalle 6,03 alle 6,28 (ora legale).



MESE DI SRIDHARA

20 Luglio  16 Agosto

AGOSTO

14 Agosto, giovedì: Pavitropana Ekadasi. Digiuno di legumi e di cereali. Inizio del Jhulanayatra di RadhaGovinda.
15 Agosto, venerdì: Dvadasi. Il digiuno si interrompe dalle 6,23 alle 10,49 (ora legale). Si commemora la scomparsa di Srila Rupa Gosvami.
18 Agosto, Lunedì: Luna piena. Termina il Jhulanayatra di RadhaGovinda. Si celebra l'apparizione di Sri Balarama. (Digiuno fino a mezzogiorno).
INIZIA IL SECONDO MESE DI CATURMASYA (si osserva il digiuno di yogurt).



MESE DI HRSIKESA

19 Agosto 13 Settembre

25 Agosto, lunedì: Sri Krsna Janmastami. Apparizione di Sri Krsna, Dio, la Persona Suprema. Digiuno fino a mezzanotte.
26 Agosto, martedì: Apparizione di Srila Prabhupada. Digiuno fino a mezzogiorno.
28 Agosto, giovedì: Annada Ekadasi. Digiuno
di legumi e cereali.
29 Agosto, venerdì: Dvadasi. Si interrompe il digiuno dalle 5,35 alle
10,02 (ora legale).



SRILA RUPA GOSVAMI
26 Agosto: apparizione

Srila Rupa Gosvami apparve nel
Karnataka, uno stato del Sud dell'India, nel 1489.
Era il fratello minore di Srila Sanatana Gosvami.
Costretti da diverse circostanze Srila Rupa Gosvami e Srila Sanatana Gosvami dovettero lavorare per il governo mussulmano
del Bengala sotto il Nawab Hussein
Shah. Rupa Gosvami era conosciuto a
quel tempo con il nome mussulmano
di Dabir Khas. Sebbene godesse di
grande ricchezza e prestigio non dimenticò mai Sri Krsna. Prima di incontrare Sri Caitanya Mahaprabhu, Srila Rupa Gosvami aveva già scritto diversi libri sulla filosofia
vedica ed era noto per la sua conoscenza e la sua
devozione. Nel 1514, Rupa e Sanatana incontrarono Sri Caitanya Mahaprabhu per la prima volta e
presero l'iniziazione da Lui. Rupa lasciò l'incarico governativo e per dieci giorni ascoltò da Sri Caitanya Mahaprabhu la filosofia della coscienza di Krsna. Sri Caitanya, quindi, ordinò a Rupa Gosvami di recarsi a Vrindavana per eseguire una quadrupla missione: 1) riportare alla luce i luoghi perduti in cui si erano svolti i passatempi di Sri Krsna, 2) istallare le Divinità del Signore e preoccuparsi che fossero adorate, 3) scrivere libri sulla coscienza di Krsna, 4) insegnare le regole della vita devozionale. Rupa Gosvami portò a termine tutti e quattro gli aspetti della missione affidatagli da Sri Caitanya compresa la compilazione di diversi libri sulla coscienza di Krsna. Lasciò questo mondo nel 1564. I devoti gli offrono i loro rispetti visitando il suo samadhi, tomba commemorativa, nel cortile del tempio di RadhaDamodara a Vrndavana.















La Festa Della Domenica

Tutte le Domeniche dell'anno,
dalle prime ore del pomeriggio,
siete invitati ad una splendida Festa
completamente gratuita!
La Festa sarà animata da conferenze,
danze, canti trascendentali.
Sarà per Voi l'occasione di conoscere
l'antica Cultura dei Veda, lo yoga e
molto altro ancora.
Infine potrete gradire le specialità
che Vi saranno offerte durante
lo squisito banchetto vegetariano.

Per i particolari rivolgetevi al Centro Hare Krsna più vicino!

Venite



Templi principali

BERGAMO Villaggio Hare Krishna, (da Medolago strada per Terno d'Isola)  24040 Chignolo d'Isola (BG) — Tel. 035/4940706
BOLOGNA via Ramo Barchetta, 2  Castagnolo Minore, 40010 Bentivoglio (BO)  Tel. 051/863924
FIRENZE Villa Vrindavana, Via degli Scopeti 108  50026 San Casciano Val di Pesa  Tel. 055/820054
ROMA Sri Gaura Mandala, Pian del Pavone, via Mazzanese, Km. 0,700  01036 Nepi (VI) — Tel. 0761/527038  527251
VICENZA PrabhupadaDesh, Via Roma, 9  Albettone (VI)  Tel. 0444/790573

Svizzera italiana
MENDRISIO Centro Vedico Rama Keli, Grotto del Bosco  6862 Rancate  Tel. 0041/91/6466616



Centri Culturali

ASTI Frazione Valle Reale, 20  14018 Roatto (AT)  Tel. 0141/938406
BRESCIA Hare Krishna Club, via Gabriele Rosa, 17  25121 Brescia  Tel. 030/2400995
CAGLIARI Centro Hare Krishna, viale Fra' Ignazio, 52  09100 Cagliari  Tel. 070/654156
LECCE Centro Hare Krishna, via Pistoia, 10  73100 Lecce  Tel. 0832/315104
MILANO Centro Culturale Govinda, via Valpetrosa, 3/5  20123 Milano  Tel. 02/862417
NAPOLI via P. Francesco Denza, 10  80139 Napoli  Tel. 081/262386
PALERMO viale Regione Siciliana, di Nord Ovest, 4441  90145 Palermo  Tel. 091/6700385
PESCARA Centro 'Nama Hatta', via Comunale Piano, 104 bis  65100 Pescara  Tel. 0871/869557
ROMA Hare Krishna Forum, piazza Campo de' Fiori, 27  00186 Roma  Tel. 06/6832660
TERNI via Cesare Battisti, 155  05100 Terni  Tel. 0744/305129












Fine del numero di luglio-agosto 1997.